Suicidio assistito, assoluzione per Welby e Cappato sul caso Trentini

Il processo al tribunale di Massa

Marco Cappato e Mina Welby

Marco Cappato e Mina Welby

Massa, 27 luglio 2020 - Mina Welby e Marco Cappato sono stati assolti dalla corte di assise di Massa perche il fatto non sussiste dall'accusa di aiuto al suicidio per la morte di Davide Trentini, il 53enne malato di Sla deceduto il 13 luglio 2017 in una clinica Svizzera. Nel dispositivo della sentenza la corte d'assise ha assolto Mina Welby e Marco Cappato perche il fatto non sussiste riguardo all'istigazione al suicidio e perchè il fatto non costituisce reato riguardo all'aiuto al suicidio. Rileggi la cronaca della giornata qui sotto.

Cappato: "Aiuto a Trentini dovere morale"

«Abbiamo fornito un aiuto innegabile in assenza di qualunque parametro di legge. Abbiamo aiutato Trentini in base ad un dovere morale e lo rifarei esattamente nello stesso modo. Alla corte vorrei ricordare che dalla morte di dj Fabo e Trentini altre decine di persone si sono recate in Svizzera per il suicidio assistito e le autorità italiane ne sono state informate da quelle elvetiche. Nessun procedimento penale però si è aperto. Quelle persone non hanno avuto bisogno di noi, perché avevano i soldi per farlo e chi li trasportava. Ma questo non può essere il discrimine tra malati che soffrono». È la dichiarazione spontanea che Marco Cappato ha rilasciato ai giudici prima che la corte d'assise di Massa si ritirasse in camera di consiglio per la sentenza.

Il pm chiede "pena ai minimi di legge, credo ai loro nobili intenti"

Una condanna a 3 anni e 4 mesi per Mina Welby e Marco Cappato, accusati di aiuto al suicidio: è quanto chiesto dal pm Marco Mansi. "Chiedo la condanna - ha spiegato - ma con tutte le attenuanti generiche e ai minimi di legge. Il reato di aiuto al suicidio sussiste, ma credo ai loro nobili intenti. E' stato compiuto un atto nell'interesse di Davide Trentini, a cui mancano i presupposti che lo rendano lecito. Colpevoli sì ma meritevoli di alcune attenuanti che in coscienza non mi sento di negare".

Respinta richiesta di rinvio, ora requisitoria

E' ripresa in corte d'assise a Massa (Massa Carrara) l'udienza del processo per la morte di Davide Trentini, avvenuta in Svizzera con il suicidio assistito, che vede imputati Mina Welby e Marco Cappato. I giudici hanno respinto la richiesta di rinvio fatta dal pm Marco Mansi secondo il quale sarebbe stata necessaria un'ulteriore perizia per dimostrare che Trentini riceveva quotidianamente trattamenti di sostegno vitale, equiparabili all'attacamento alle macchine per la respirazione. Ma secondo la corte «la documentazione risulta esaustiva, le prove sono sufficienti e non sono stati rilevati profili di incongruenza». L'udienza è ripresa con la requisitoria del pubblico ministero.

Manifestanti di fronte al tribunale

Gruppi di manifestanti si sono riuniti questa mattina davanti al Tribunale di Massa Carrara in attesa della sentenza del processo. Di fronte al palazzo di giustizia, su posizioni molto diverse fra loro, presenti con bandiere e striscioni i rappresentanti dell'Unione Atei e agnostici razionalisti, dell'associazione Luca Coscioni e del Popolo della Famiglia.

Le parole di Mina Welby

"Se verrò condannata - ha poi aggiunto - voglio andare in carcere. Ma siccome ho ottant'anni, temo che mi diano i domiciliari. Allora protesterò perché se sono pericolosa voglio essere messa in condizione di non nuocere. Tornerei in Svizzera anche domani".

Le parole di Marco Cappato

«Ci stiamo preparando al rispetto di qualsiasi decisione che uscirà da questa corte che non è l'obiettivo nè tanto meno il bersaglio della nostra azione di disobbedienza civile», ha invece detto Marco Cappato. «Il nostro interlocutore - conclude Cappato - prima e dopo questa sentenza resterà sempre unicamente il Parlamento, grande assente politico sul tema dell'eutanasia».