No alla chiusura delle Poste di Canevara. Gli anziani: "Ve lo paghiamo noi l'affitto"

Ieri sit in davanti alla sede centrale organizzato dal Prc. I cittadini si ribellano

Alcuni cittadini della montagna che hanno protestato davanti alla sede centrale delle Poste di Massa

Alcuni cittadini della montagna che hanno protestato davanti alla sede centrale delle Poste di Massa

Massa, 10 luglio 2015 - No alla chiusura dell’ufficio postale di Canevara. "Il ricorso al Tar non è servito a niente", osserva Nicola Cavazzuti, consigliere comunale Prc sceso a fianco dei cittadini della montagna massese che ancora una volta si trovano a dover lottare contro il taglio dei servizi. "A settembre anche l’ufficio di Canevara chiuderà – ha aggiunto Cavazzuti – e so che molti utenti della montagna non lasceranno i loro risparmi alle poste". Poste Italiane si quota in borsa e fa fuori i rami secchi, ovvero quegli sportelli che non fanno profitto sufficiente ma solo servizio per i cittadini. E anche Canevara, dopo la chiusura degli uffici di Forno e Casette, è un altro ramo secco da tagliare via.

"Ve lo paghiamo noi l’affitto dell’ufficio di Canevara – è la proposta, provocatoria, di un anziano di Casette, Battista Antonioli –. Tutti gli utenti dei paesi della montagna sono disposti a lasciare qualcosa per pagare l’affitto a Poste italiane. Che possiamo fare di più? Si dimentica che le Poste sono nate per dare un servizio pubblico alla collettività e non per avere un ritorno economico".

Ieri c’è stato un sit in di protesta davanti alle Poste centrali di Massa, organizzato da Rifondazione comunista, con la solidarietà di Azione civile di Livorno e della Liguria basso Piemonte. "Lo sportello di Canevara deve essere salvaguardato – si è espresso Antonio Mattei, segretario del Circolo Prc di Casette –. Non possiamo assistere al continuo depauperamento dei servizi in montagna, dopo la chiusura degli uffici postali di Casette e di Forno nonchè il ridimensionamento di quello di Altagnana, aperto solo due giorni la settimana, ora si chiude anche Canevara?".

Genny Giannaccini rappresenta Casania: «Da noi il disagio è perenne, perchè non siamo serviti nemmeno dall’autobus di linea. E’ un paese di anziani e per andare a ritirare la pensione alcuni devono chiamare il taxi, mentre altri raggiungono Canevara a piedi». Quello di Canevara è l’unico sportello rimasto aperto e serve un vasto bacino di utenti provenienti dalle frazioni di Forno, Casette, Resceto e tutta la valle dei Canali, Caglieglia e anche la valle sinistra tra cui Pariana e Altagnana.

"E’ un peccato lasciar morire i paesi – interviene Carla Manfredi di Forno –. Già è stato un dramma la chiusura dello sportello di Forno e chiudere Canevara è un grave errore". "Mia sorella – incalza Patrizia Dell’Amico – abita a Caglieglia e se chiude l’ufficio postale di Canevara dovrà scendere in città: come se non ci sono gli autobus?".

Floriana De Angeli, di Casette, ha già calcolato che rivolgersi all’ufficio postale in città comporterà la perdita di tutta la mattinata: «L’autobus c’è alle 8 di mattina e fino all’una non possiamo far ritorno a casa». Eppure le tasse le paghiamo pure noi – interviene Mirna Ricci –. Ci vengono a cercare solo al momento del voto poi non si vede più nessuno».

Tutti concordano con il ritiro dei risparmi dalle Poste: "Quelli della montagna sono sportelli ricchi – informa Floriana –, vorrà dire che la gente i soldi li porterà altrove». «Confido nel buon senso: almeno lascino lo sportello di Canevara aperto, anche ridimensionato – chiosa Danilo Vita –. Evitiamo ulteriori disservizi".

Angela Maria Fruzzetti