Licenziati per colpa di una chat

Il giudice reintegra tre guardie giurate mandate a casa dai Pretoriani

Carrara, 6 agosto 2019 - Illegittimo il licenziamento di tre guardie giurate. Lo ha deciso il giudice del lavoro Augusto Lama con una sentenza che reintegra tre dipendenti dell’istituto di vigilanza «I pretoriani». Mentre si svolgeva lo sciopero di centinaia di lavoratori del settore che rivendicano il contratto nazionale scaduto da 3 anni, arriva la sentenza che definisce illegittimo il licenziamento a tre guardie giurate e che condanna la società al risarcimento del danno. La vicenda parte da una chat whatsapp creata tra i dipendenti iscritti alla Filcams Cgil, che veniva utilizzata sia per messaggi sull’organizzazione del lavoro e dei turni di servizio sia per comunicazioni sindacali. L’azienda, messa a conoscenza della chat da parte di un proprio dipendente, entrata in possesso del contenuto dei messaggi, ha contestato disciplinarmente ai tre lavoratori di aver attuato condotte diffamatorie e denigratorie nei confronti dell’azienda nonché atti di sabotaggio. I lavoratori già assistiti e tutelati dalla Filcams Cgil anche in occasione delle iniziative di protesta sindacale, sfociate con lo sciopero dello scorso giugno, hanno impugnato i licenziamenti con il patrocinio del legale della Cgil, avvocato Marta Marchetti.

ll giudice del lavoro, dopo aver ascoltato i testimoni, ha dichiarato la nullità dei licenziamenti «perché discriminatori in quanto punitivi dell’appartenenza dei tre lavoratori licenziati al sindacato Filcams Cgil e, soprattutto, della partecipazione degli stessi all’attività di tale organizzazione sindacale». «Il giudice – si legge in una nota de lla Cgil in cui si esprime soddisfazione –, dopo aver constatata la scarsa rilevanza dei messaggi e delle comunicazioni tra i lavoratori, ritenuto che non presentavano né contenuto diffamatorio né incitamenti al boicottaggio dell’azienda, ma si trattava di legittime espressioni del diritto di critica nell’ambito di una dialettica e di un normale confronto tra lavoratori e datore di lavoro, ha riconosciuto che l’appartenenza al sindacato e lo svolgimento di attività sindacale è stato l’unico motivo determinante dei licenziamenti. Come sottolineato dal Tribunale di Massa, il contenuto della chat doveva essere considerato alla stregua di “corrispondenza privata” e per ciò inviolabile con la conseguenza che la presa di cognizione di tali conversazioni da parte dell’azienda deve considerarsi un atto illegittimo di indebita intrusione nella sfera privata dei lavoratori». La segreteria della Filcams Cgil esprime soddisfazione per la rivincita di questi lavoratori, grazie anche al lavoro, l’impegno e la competenza dall’avvocato della Cgil Marta Marchetti.