Le nostre aziende sono sane, ma ancora senza crediti

Le banche ancora timide secondo l’Osservatorio sui bilanci dell’Isr

Il presidente della Camera di commercio Dino SodiniSodini

Il presidente della Camera di commercio Dino SodiniSodini

Carrara, 20 febbraio 2019 - Le banche stentano ancora a elargire prestiti alle nostre aziende. Eppure esse dimostrano di avere molte caratteristiche virtuose come un utile in crescita, con valori medi quasi doppi rispetto a quelli toscani; una solidità patrimoniale irrobustita (sopra la soglia regionale), anche per le imprese più piccole; una produttività del lavoro in aumento e migliore della Toscana. E nonostante questo esse pagano un euro in più di imposte e tasse rispetto alle toscane, ogni 100 euro di ricavi.

Sono questi gli spunti principali emersi dall’Osservatorio sui bilanci 2017 delle società di capitali della provincia, redatto, come ogni anno, dall’Istituto di studi e ricerche della Camera di commercio, alla 13esima edizione. Un’analisi su circa 49mila prospetti contabili regionali, di cui 2.400 della provincia. L’Osservatorio mette innanzitutto in evidenza come il 2017 sia stato un anno positivo per le nostre società di capitali su molti fronti: dalla crescita generale del fatturato del +3,6 per cento che consolida il buon andamento dell’anno prima, ad indicatori di redditività e patrimonializzazione che si rafforzano, per finire con un utile in aumento del +40 rispetto all’anno precedente.

Nell’anno preso in esame, le nostre imprese hanno prodotto un fatturato medio di circa 1,3 milioni di euro che, malgrado sia stato inferiore di oltre 600 mila a quello medio regionale, si è trasformato in un utile di esercizio finale pari a 71 mila euro (contro i 50 mila dell’anno precedente) che è un valore superiore di 10 mila euro a quello mediamente prodotto dall’impresa toscana. In altri termini, per le imprese apuane il 2017 ha visto tradursi in risultato positivo di esercizio il 5,6 per cento del fatturato, contro il 3,2 della Toscana.

Questa ottima redditività non è derivata soltanto dalle medio-grandi imprese (utile medio di 1,7 milioni di euro), dal settore estrattivo (utile al 15,7 per cento) e della lavorazione lapidea (utile al 12,6), ma anche nelle imprese più piccole, meccanica, costruzioni, commercio, turismo e servizi. Perché allora queste imprese non riescono ad avere credito dalle banche? Perché sono vittime di luoghi comuni, che non permettono loro di crescere: per il mercato sono poco solide, non propense agli investimenti e poco redditizie. Tutte credenze che sono state sfatate dai numeri.

«La cosa che più colpisce – dice il presidente della Camera di commercio Dino Sodini – è il fatto che la nostra provincia, con le sue imprese, non risulti essere meno competitiva di altri territori più grandi della Toscana. Anzi, questo rapporto dice assolutamente il contrario: il tessuto economico ha dei fondamenti solidi». Dice la sua anche Vincenzo Tongiani, presidente Isr: «Molte aziende potrebbero essere appetibili per le banche, perché gestite con oculatezza e attenzione ai dettagli economici e finanziari, ma il pensiero è ancora da invertire».