"La musica è la droga più potente del mondo"

L’ex voce dei Pooh, Roby Facchinetti, si esibirà venerdì sera all’Arena della Versilia: canterà i grandi successi della sua brillante carriera

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La loro musica ha fatto innamorare, piangere e ridere, qualcuno grazie alla musica dei Pooh si è sposato e ha costruito una famiglia. I Pooh si sono sciolti nel 2016 a Casalecchio di Reno, ma l’avventura musicale del bergamasco Roby Facchinetti prosegue in solitaria. Il 5 agosto (alle 21,30) sarà in concerto all’Arena della Versilia con Symphony: le canzoni più celebri della sua carriera e altre venti tracce con cinque inediti. Noi l’abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha raccontato.

Roby Facchinetti, in questa tournée da solista cosa le manca del gruppo?

"Mi manca tutto. Certo è che nel percorso da solista non devo rendere conto a nessuno, faccio le cose che mi rappresentano. La forza della band è la condivisione, le due esperienze non sono paragonabili. Da solo condividi solo con te stesso, è più impegnativo, come Pooh avevamo una macchina perfetta. Ognuno di noi aveva un compito e lo portava avanti".

Quanto c’è dei Pooh in questo tour?

"Come gruppo portavamo sul palco la nostra stroria, io sul palco porto i brani che ho composto e cantato con i Pooh. È questo che il pubblico vuole da me. Sentire i grandi successi nella formula della proposta sinfonica. Brani classici vestiti di emozione. Era un progetto che avevo nel mio cuoricino, e sono riuscito a realizzarlo. Gestisco tutto questo da solo, e ciò mi rappresenta. Sono io nel bene e nel male".

A parte l’amore per la musica, cosa la spinge a fare concerti in giro per l’Italia?

"Faccio musica da quanto ero bambino, l’ho fatta per cinquant’anni anni con i Pooh. La musica ti travolge, faccio quello che ho sempre sognato di fare, salire sul palco e cantare. La musica quando ce l’hai dentro è la droga più potente del mondo, ne senti il bisogno fisico e mentale. Faccio il mestiere più bello che esiste, e per farlo – dice scherzando – mi pagano anche"

Quale canzone non smetterebbe mai di cantare?

"Fortunamente ce ne sono molte, come per esempio Uomini soli, Pierre, La donna del mio amico. Sono tutti brani che amo cantare perché mi coinvolgono di più, sono nella mia vocalità".

Come è cambiata la musica italiana dai tempi dei Pooh?

"È cambiato il mondo in questi ultimi venticinque anni, e anche la musica è cambiata. Per quanto mi riguarda in quella italiana vedo un’impoverimento, stiamo perdendo le nostre radici. Le canzoni sono intercambiabili, nel senso che le possono cantare tutti. Se ascolti una radio spagnola o francese le radici le senti. Per carità va bene tutto, ma non dimentichiamoci che siamo la patria della melodia".

Quanti nipoti ha? Riesce a dedicargli del tempo?

"Ho sei nipoti che vivono tra Roma e la Brianza e risco a viverli un po’ di più grazie alle videochiamate. Quando li vedo mi accorgo che dai bambini abbiamo veramente molto da imparare. Loro hanno quella meraviglia che noi abbiamo perso, non ci si meraviglia di nulla e diamo tutto per scontato. Ma di scontato non c’è nulla".

Nella nostra zona si narra di come il titolare del teatro tenda Alvaros durante un vostro concerto sia arrivato munito di estintore e abbia spento una vostra scenografia pirotecnica. È vero?

"Nello specifico non ricordo ma succedeva spesso, eravamo degli incoscienti. Ricordo che alla Spezia avevamo macchiato il soffito di un vecchio teatro con il fumo del lanciafiamme. Ma i nostri spettacoli erano così. C’era gente che non comprava il disco ma veniva a vederci perché sapevano che ci sarebbe stata una diavoleria. Siamo stati i primi ad usare laser, lanciafiamme, macchina del fumo, senza parlare delle innovazioni a livello strumentale".

Se si dovesse fare una domanda musicale, quale si farebbe?

"Quando componi il brano più bello della tua vita? E spero di non averlo ancora fatto. Questo è un grande stimolo".

Alessandra Poggi