
di Maurizio Munda
Un artista come Michelangelo, un capolavoro come il David, una città come Carrara, e la proposta che arriva dal consolato dei Maestri del lavoro che vuole collocare una copia a grandezza naturale di quel capolavoro davanti alla Accademia. E fare luce sui rapporti tra l’artista e la città con le sue cave, è Caterina Rapetti, ex docente universitaria di Beni Culturali e autrice nel 2001 di una monografia sul Buonarroti. "Il David viene scolpito da Michelangelo a partire dal 1501 in un blocco che da decenni giace abbandonato a Firenze dopo che vari artisti lo avevano malamente sbozzato, arrivato dalle cave di Fantiscritti alla metà del ‘400 e destinato dai Medici alla realizzazione di un colosso. Dopo avere saggiato il marmo, Michelangelo accetta la sfida, che completerà nel 1504 – scrive la Rapetti – il giovanissimo Michelangelo era venuto a Carrara nell’autunno 1497 per scegliersi i blocchi per la Pietà e in città incontra Matteo Cuccarello che gli fornisce i marmi della cava del Polvaccio. Dopo questo, sono numerosi i viaggi che lo riportano qui. Il più significativo è nel 1505 per i marmi destinati all’imponente progetto di Papa Giulio II per la propria tomba. Arriva in primavera e vi rimane per otto mesi, tra le cave a cavallo, a discutere con i cavatori per i marmi migliori. E come attestano i contratti, esige solo marmi bianchi, vivi e non cotti, senza peli o vene. E in autunno i blocchi cominciano a scendere sui carri fino alla marina per essere caricati su navigli di barcaioli liguri che li scaricano sulla riva del Tevere. La quantità di lavoro e di denaro che Michelangelo porta a Carrara è notevole, ma lo stretto rapporto con i cavatori subisce una brusca interruzione quando il Papa decide di sospendere la realizzazione del monumento affidandogli l’incarico di dipingere la Cappella Sistina. L’improvviso stop genera un contenzioso con i cavatori per cui, quando nel 1513 deve riprendere l’opera, ci sono difficoltà anche se poi gli forniranno di nuovo marmi fino al 1517 quando, per la facciata di San Lorenzo, su disposizione del Papa dovrà spostarsi a Pietrasanta. Il dissidio con Carrara sembra allora diventare insanabile e il marchese Malaspina giunge a bloccare i blocchi che ancora giacciono ad Avenza. A porre rimedio alla situazione giungerà un ordine del Papa, ma a far riprendere il rapporto con Carrara saranno soprattutto le difficoltà incontrate da Michelangelo nel cavar marmi a Seravezza dove manca ogni esperienza in materia. Quando nel 1521 il Papa gli chiederà di scolpire le statue per le Cappelle Medicee, per contratto l’artista potrà procurarsi i marmi dove preferisce e Michelangelo ritorna a Carrara dove ancora una volta porta centinaia di ducati. Si può dire che qui ha scoperto il marmo e ha trovato, per sua stessa definizione, i maestri nella lavorazione di questa materia. Per lui il marmo è Carrara e nel marmo ha dato vita ai grandi capolavori a tutti noti, il Mosè, i Prigioni, le sculture delle Cappelle medicee, le Pietà scolpite negli ultimi tempi della sua vita".