Fivizzano ricorda Khala il campo di lavoro degli italiani

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E’ stata celebrata presso il Museo degli Agostiniani di Fivizzano la ’Giornata della Memoria’, data assurta a simbolo in ricordo di quanto accadde il 27 gennaio del 1945, quando i carri armati dell’Armata Rossa sovietica sfondarono per primi i cancelli del campo di aterminio di Auschwitz-Birkenau (l’odierna Oswiencin) nel sud della Polonia. Erano oltre 10mila i campi di concentramento attivi nel periodo hitleriano, con la macabra fantasia nazista che ne aveva addirittura creato 53 diverse tipologie: dal più semplice ’durchganglager’, il campo di transito, a quello più infernale, il ’Vernichtunglager’, cioè campo di sterminio, come Auschwitz appunto. Numerosi quelli in cui venivano condotti i deportati da tutti i Paesi occupati, fra cui l’Italia, al lavoro coatto. Come quello tristemente noto di Kahla, in Turingia.

Di quest’ultima rappresentazione di inferno sulla terra, ieri mattina si è tenuta una mostra nella biblioteca civica di Fivizzano, che resterà aperta fino al 20 febbraio. A raccontare l’orrore di quel luogo di morte e dolore la professoressa Cleonide Pignedoli, giunta assieme a una delegazione di amministratori di Castelnovo Monti, il vicesindaco Emanuele Ferrari, l’assessore Lucia Manfredi, la consigliera provinciale Erica Spadaccini. "C’è il filo della Storia che lega Khala e l’Appennino. C’è il ricordo di uomini dell’Appennino – ha spiegato la docente – che sono stati deportati in queste colline della Turingia al lavoro forzato, in condizioni disumane, per divenire un ingranaggio di una macchina di morte. Uomini che in molti casi non sono tornati, di cui non sappiamo ancora oggi precisamente dove riposino".

Roberto Oligeri