“Fiato sospeso” all’Asl Scade il bando per i medici

Emergenza per l’assistenza sul territorio: 9 pensionamenti, 5 i posti previsti

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di Michela Carlotti

Non c’è ricambio di medici di medicina generale, e i cittadini rischiano di rimanere senza assistenza. È un problema di proporzioni nazionali e che a livello territoriale si fa sentire nella media e, soprattutto, nella bassa Lunigiana. L’area che soffrirà di più con i pensionamenti dei prossimi due anni sarà quella del Taverone e l’area compresa tra il comune di Aulla e Fivizzano. Lo conferma il dottor Giuseppe Galli, medico di famiglia e coordinatore dell’AFT (Aggregazione Funzionale Territoriale) Bassa Lunigiana.

Perché siamo arrivati a questo punto? "La medicina generale non è più attrattiva, perché il medico di famiglia è sempre più schiacciato tra le esigenze pressanti della direzione sanitaria aziendale e le necessità del territorio", dichiara Galli. La sanità rischia, dunque, di perdere i suoi “guardiani”, i medici dell’assistenza primaria che sono quelli che autorizzano l’accesso alle attività specialistiche, diagnostiche e al ricovero ospedaliero.

"La medicina generale è – prosegue Galli – , se non la più bella, di sicuro la più completa delle specializzazioni mediche, perché si occupa delle persone a tutto tondo, cominciando dalla prevenzione fino alla diagnosi e alla terapia, passando attraverso il confronto diretto con il malato con il quale vengono condivisi percorsi ed aspettative".

Ma anziché essere incentivata in questa sua missione, secondo Galli, è stata infarcita di burocrazia tanto da distogliere il medico dal fine principale che è il prendersi cura delle persone. A ridurre ancora l’attrattività del medico di base di sono le difficoltà logistiche di aree come la Lunigiana. "In base all’accordo nazionale tutt’ora vigente – spiega Galli – il medico di base deve tenere aperto l’ambulatorio tre ore per cinque giorni a settimana e viene remunerato per questo impegno. Non riesco a capire come si possa ancora credere che questo avvenga, soprattutto nelle zone rurali". Si può fare nelle città e nei maggiori centri urbani ma non nelle aree rurali, in prevalenza popolate da persone anziane con pluripatologie. "Nelle nostre zone, ogni medico fa regolarmente 78 ore tutti i giorni".

Non c’è dunque corrispondenza fra trattamento economico e impegno lavorativo. E la la sinergia tra ospedale e territorio, specialisti e medici di medicina generale, di cui si parla da anni in realtà non è mai avvenuta. "Il medico di medicina generale viene considerato a tutt’oggi dai colleghi specialisti il loro segretario : sostiene Galli –. È difficile che lo specialista si metta a fare prescrizioni o ricette". Ci sono soluzioni possibili? "Mi stupisco che la politica attenzioni solo ora il problema dice il medico – . Ma occorre fare di più, chiedendo alla regione Toscana di stanziare risorse per incentivare a venire nelle zone rurali. Altrimenti, chi finisce il corso di medicina generale, tenderà naturalmente a cercare posto di lavoro dove ci sono condizioni migliori, ad esempio in città dove poter svolgere le tre ore canoniche giornaliere".

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