Dossier sul patrimonio da salvare I “beni comuni” in abbandono

Un progetto di Italia Nostra per sviluppare la cittadinanza attiva attraverso la segnalazione dei tesori a rischio

di Natalino Benacci

Riscoprire la bellezza a volte esplicita, ma anche quella nascosta e ferita, spesso abbandonata. E’ un invito al viaggio quello di Italia Nostra col progetto “Alla ricerca dei Beni Comuni“ per sviluppare la cittadinanza attiva attraverso la tutela e la valorizzazione di patrimoni collettivi. L’iniziativa, realizzata con il finanziamento del Ministero del lavoro, si articola in momenti di formazione di workshop nelle comunità locali "individuando azioni da realizzare con le amministrazioni locali" scrivono Maria Gabriella Ferrari, e Alessandro Martinelli, curatori della ricerca con Giacomo Maucci per i territori della Lunigiana storica. La certezza è "che una consapevolezza diffusa può agevolare la partecipazione dei cittadini e sostenere processi di salvaguardia e conservazione dei beni comuni".

Per far emergere dall’oblio queste ricchezze attivando un modello di tutela più rispettoso e nuovi obiettivi di conservazione sono stati realizzati 19 dossier in tutta Italia tra cui figura anche quello relativo al contesto diviso tra le province di Massa Carrara e La Spezia. la Lunigiana: una regione etnico- linguistica che dal Medioevo a oggi ha avuto un solo confine, quello dell’antica Diocesi di Luni, anche se la storia è intervenuta a ridisegnarne le frontiere. I paletti di questo comprensorio erano grosso modo Pietrasanta a sud, Framura ad ovest, sino al Passo del Cisa a nord e la Val di Serchio ad est.

Numerosi i beni culturali e paesaggistici segnalati dai gruppi di lavoro. Iniziamo da oggi una prima escursione sui patrimoni da salvare. Uno dei gioielli da salvare è Palazzo Malaspina in Via Cocchi 24 a Pontremoli, storico edificio di stile neoclassico con sale decorate dagli stucchi dell’artista luganese Pietro Portogalli, già abitazione di Luigi, ultimo marchese Malaspina di Mulazzo che alla fine del Settecento venne ad abitare a Pontremoli. L’immobile ha una pertinenza vasta circa 1.800 metri quadrati, è di proprietà della Provincia di Massa Carrara, che l’ha messo in vendita all’asta da qualche anno (inutilmente), senza suscitare interesse. Ha ospitato l’ex caserma dei Carabinieri, trasferita ad altra sede negli anni Novanta. Negli ultimi è stata data in uso al Comune di Pontremoli che aveva trasferito lì la Biblioteca comunale, spostata l’anno scorso nell’ex Tribunale.

Nel report di Ilaria Riccio si sottolinea che "le cause del deterioramento sono dovute, oltre alla mancanza di manutenzione, alle infiltrazioni di acqua piovana causate delle perdite dei pluviali in pessime condizioni". Ma c’è anche un altro edificio storico privato a Pontremoli che merita attenzione: il Palazzo Damiani. Un immobile del Settecento di grande prestigio: dimora sfarzosa di una della famiglie presenti sin dalla metà del XIV secolo. L’edificio in via Cocchi 7 è lungo 36 metri, largo 30, organizzato attorno a due cortili, è impreziosito dal ciclo di affreschi di Nicolò Contestabili del 1795. " Il canto del cigno della quadratura a Pontremoli fra Sei e Settecento", scrive nel libro “Dimore pontremolesi“ l’architetto Isa Trivelloni Manganelli. "All’interno si ammirano bellissimi e preziosi affreschi di rilevante fattura realizzati in prevalenza dal paesista Niccolò Contestabili - rileva nella scheda l’architetto Matteo Bola - la straordinaria stanza-paese che narra la Favola di Niobe è da lui firmata e datata 1795. Sempre al piano nobile emergono, una notevole alcova e ampie sale". Ma lo stato di conservazione è pessimo: mancano gli infissi e gli affreschi interni sono a rischio.