Le culle di Bratto sono tornate grazie a un falegname/pasticciere

A Pontremoli il progetto ha già ottenuto 10mila euro attraverso il Crowdfunding

Andrea Varesi impagliatore e riproduttore di antichi divani

Andrea Varesi impagliatore e riproduttore di antichi divani

Massa, 23 gennaio 2019 - Il progetto «Culla di Bratto», proposto dalla Compagnia del Piagnaro, dall’artista Anna Fabrizi e dal Comune di Pontremoli e selezionato dalla Fondazione Carispezia assieme ad altre quattro iniziative per un finanziamento da integrare con una campagna di Crowdfunding (co-finanziamento collettivo) per coprire la metà dei costi progettuali attraverso donazioni ha raggiunto i suoi obiettivi raccogliendo 10mila euro. E l’idea di dare nuova vita alla culla cercando di creare intorno ad essa corsi, esperienze, laboratori e attività ispirate finalizzati a far rinascere oltre che un oggetto, anche un luogo ha attirato curiosità e interesse.

La culla di Bratto era un prodotto dell’artigianato sviluppatosi nella frazione pontremolese dove è documentata dal Seicento la costruzione di manufatti tipici di legno: sedie, divani e culle. Di queste sono rimasti pochissimi esemplari, uno è esposto al Museo Etnografico di Villafranca. Destinate all’uso familiare erano le culle erano colorate di rosso mattone o di giallo ( contro il malocchio) e finemente incise con decorazioni geometriche tra le quali predomina la margherita a sei petali inscritta nel cerchio. L’iniziativa ha incuriosito un 78enne falegname hobbista pontremolese, Carlino Ghelfi, titolare con la moglie di un negozio di gastronomia locale nel centro di Pontremoli. Il signor Carlino alterna la sapienza nella produzione di torte e tortelli all’uso di sgorbie e pialle nel tempo libero. Così ha studiato gli esemplari di «Culla di Bratto« e ha imparato a costruirle senza però copiarle del tutto. Ha rispettato i canoni della tradizione artigianale per la manifattura, ma ha creato anche nuovi intarsi e incisioni. «Io non ero a conoscenza dell’esistenza della Culla di Bratto - spiega-. Quando poi il sindaco Lucia Baracchini me ne ha parlato, mi sono informato e ho provato a rifarla. Certo, è un altro legno e i disegni sono diversi. Ora ne sto facendo un’altra, fra poco sarà finita».

Culle vuote che intanto si riempiono di memoria e la reinvenzione è importante perché unisce continuità e prospettiva di cambiamento. Tra gli artigiani che hanno raccolto il testimone dal nonno falegname e fanno rivivere mestieri che non esistono quasi più c’è anche di Andrea Varesi, di Montelama, in comune di Zeri, ma spesso nel centro storico di Pontremoli impegnato nel progetto «Mani e menti« organizzato dal Comune di Pontremoli che ha creato un festival dell’abilità.Dopo aver conseguito il diploma da geometra e frequentato ingegneria all’Università di Parma, Varesi ha dato una svolta alla sua vita calandosi nei panni del nonno Liserio, che faceva l’impagliatore. Un lavoro di maestria che richiede l’intreccio di paglia, corda e altre fibre vegetali per costruire inserti per sedie e divani o per riparazioni. Oltre al canapè del nonno Andrea Varesi produce sedie sempre dallo stile rurale zerasco e i divani di Bratto.