"Chiediamo seggi a misura di disabili"

L’appello di Pier Angelo Tozzi, presidente della Consulta Provinciale: «Più equità»

 Un seggio con gli scrutatori all’opera (foto di repertorio)

Un seggio con gli scrutatori all’opera (foto di repertorio)

Massa, 15 maggio 2019 - Operazioni di voto e accesso ai seggi, interviene Pier Angelo Tozzi, presidente della Consulta Provinciale Disabilità: «A Carrara, dove voto, l’accessibilità ai seggi è abbastanza buona con un’eccezione dei paesi a monte. In questo settore c’è un contrasto normativo perché da una parte qualora il seggio elettorale non fosse accessibile la norma stabilisce che la persona disabile voti nel seggio prossimo dall’altra parte c’è una legge che stabilisce la tutela delle persona con disabilità vittime di discriminazioni. I disabili devono votare nel loro seggio. E stiamo parlando delle disabilità motorie, non bisogna dimenticare le disabilità intelluttuali. Entriamo in un altro campo ancora più complesso». Tozzi entra nel merito.

«‘Stavolta voto’ – spiega – è la campagna del Parlamento Europeo per portare l’attenzione dei governanti di ogni Paese sul rispetto del diritto di voto delle persone con disabilità. Purtroppo anche a questa tornata elettorale saranno milioni le persone che vivono una disabilità a non realizzare questo desiderio che è un diritto sancito da norme nazionali e direttive europee. Si stima che negli Stati dell’Unione solo riguardo alle disabilità intellettive/relazionali saranno oltre 800.000 mila le persone che vedranno negate la possibilità di partecipare all’ elezione dei parlamentari europei e avviene nonostante i Paesi dell’Unione siano in possesso di norme giuridiche che impongano di garantire, in modo autonomo e accessibile, ad ogni individuo il godimento di tale fondamentale diritto. La situazione varia da uno Stato all’altro, il Paese messo meglio pare essere il Portogallo dove le persone escluse sono un centinaio, ma il quadro complessivo raffigura quanto l’applicazione della norma resti un lontano traguardo. In questa situazione ogni Paese, ogni singola comunità ha il dovere di fare il possibile perché tutti possano dire: ‘questa volta voto anch’io’ e attivarsi in questo compito non spetta solo alle istituzioni. Per una reale e consapevole autodeterminazione del voto delle persone con disabilità molto possono fare le associazioni, gli amministratori di sostegno, le consulte, le famiglie e ogni figura preparata per spiegare l’importanza del non dover rinunciare al diritto, e nel fornire a quanti interessati un percorso formativo stimolante e di facile comprensione.

Resta in carico alle istituzioni garantire che i luoghi dove il diritto si concretizza siano privi di qualsiasi barriera ‘tecnica’ che possa limitarne l’accesso, il seggio elettorale deve essere in condizione di ospitare ogni tipo di disabilità. Rendere le persone con disabilità protagoniste, al pari di tutti, della scelta dei nuovi governanti dell’Europa deve essere l’occasione per propore come una comunità che non intende escludere nessuno dall’esercizio di questo diritto».