Schiaffi e insulti a un bambino. La babysitter finisce sotto accusa

Davanti al Gip Dario Berrino una donna 60enne sospettata di maltrattamenti ai danni del minore che accudiva

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Massa, 21 settembre 2022 - Schiaffi, pugni e continue offese. Vittima di questi abusi sarebbe un bambino. Una brutta storia che ha varcato le aule di Tribunale ieri mattina e che adesso è sotto indagine. Accusata la babysitter dell’oggi ragazzino, adesso attenzionata per maltrattamenti. Il ragazzo però non testimonerà: ieri davanti al giudice delle indagini preliminari Dario Berrino, il pm aveva chiesto l’incidente probatorio. Il giudice lo ha ammesso ed ha dato incarico a un professionista di effettuare la perizia preliminare prima dell’esame del minore. Il perito ha concluso che il ragazzino non abbia la capacità specifica (relativamente ai fatti) a testimoniare quindi il gip ha chiuso l’incidente probatorio e restituito gli atti al pm Marco Mansi.

I fatti avvengono circa una decina di anni fa. La donna è conosciuta dalla famiglia del bimbo. In casa non si occupava soltanto di far studiare il ragazzino, guardarlo quando era a giocare al parco o davanti alla tv, ma anche di fare le pulizie, rassettare le stanze. Dopo alcuni anni di rapporto di lavoro in cui sembrava che la gestione della casa e la sorveglianza del piccolo fossero andate avanti senza nessun intoppo, il minore decide di confessare tutto alla mamma separata.

La donna, completamente scioccata da quanto il figlio le avesse raccontato, decise di approfondire la parole del ragazzino e di rivolgersi all’autorità giudiziaria sporgendo denuncia: immediatamente iniziano le indagini della Procura per vederci chiaro sul comportamento poco ortodosso di cui era stato vittima l’allora bambino. Nell’udienza di ieri mattina, la perizia preliminare che di fatto ’blocca’ la testimonianza diretta del ragazzino.

Ci sono ancora molti dubbi che la difesa vuole veder chiariti: se il piccolo ha ricevuto percosse a più riprese, com’è possibile che la famiglia non si fosse mai accorta di nulla nel corso degli anni? Sulla pelle del piccolo non c’era mai stato un livido o un graffio che avrebbe potuto far insospettire i genitori? Perché la storia viene fuori dopo anni? Tutti quesiti che la difesa desidera chiarire per smontare la tesi accusatoria della Procura.