”Sviluppo, crescita e sostenibilità” Ecco lo sbarco Lucart in Inghilterra

L’amministratore delegato della cartiera, Massimo Pasquini, spiega l’operazione di acquisizione della Esp ”Vogliamo crescere ancora nel mercato professionale e implementare l’economia circolare”

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Lo sbarco in Inghilterra è solo l’ultimo tassello di una storia lunga quasi settant’anni, nel corso dei quali la Lucart si è affermata come una della realtà più dinamiche e forti della Toscana. Altrimenti non si spiega come sia riuscita a portare a termine l’acquisizione della Esp Ltd (Essential Supply Products), il principale trasformatore indipendente di prodotti tissue della Gran Bretagna. Un’operazione strategica e al tempo stesso quasi impossibile per via della pandemia e dalla Brexit. Ma l’ad, Massimo Pasquini, non hai mai ceduto di un centimetro di fronte alle difficoltà.

”Immaginate cosa ha significato un’operazione del genere – racconta – facendo tutto a distanza e con le regole anti-Covid. I nostri consulenti per andare nel Regno Unito, oltre alla difficoltà logistiche, hanno dovuto fare innumerevoli tamponi e superare quarantene e isolamenti“.

Andate per crescere ancora...

”Certo. Siamo stati una delle pochissime aziende europee e fare acquisizioni in epoca di Brexit perché vogliamo crescere sotto il profilo internazionale. Per noi lo sbarco nel Regno Unito era fondamentale, come lo sono stati in passato la Francia e l’Ungheria, dove dopo il nostro arrivo abbiamo raddoppiato i fatturati, e più di recente la Spagna”.

Cosa pensate di portare in Uk?

”Il nostro modello di sviluppo lo know-how in materia di sostenibilità ambientale e riutilizzo delle materie prime”.

E su questo fronte siete da tempo in prima fila...

”Certo. Lavoriamo ogni anno 150mila tonnellate di carta da macero e oltre la metà della nostra produzione è carta riciclata. E’ un impegno che abbiamo nel dna aziendale come conferma l’aver sempre portato avanti progetti di sostenibilità ambientale. Anche adesso stiamo sostituendo le turbine degli stabilimenti lucchesi con le nuove già predisposte all’uso dell’idrogeno”.

Da anni collaborate con la fondazione Ellen MacArthur...

”Sì, per noi è anche una proficua collaborazione da un punto di vista formativo perché ogni segmento dell’azienda sia improntato alla sostenibilità aziendale e all’economia circolare”.

Eppure in Italia sull’economia circolare siamo un po’ indietro.

”Direi molto indietro. Non possiamo fare tutto quello che fanno altrove perché la vera economia non finisce con il macero, ma va avanti fino al trattamento degli scarti. Ma gli imprenditori italiani sono costretti a portarli all’estero, dove vengono trattati in impianti a biomasse e cogenerazione, con perdita di valore e competitività“.

Crede che con Giani in Toscana qualcosa possa cambiare?

”No, direi che le politiche industriali non sono cambiate molto rispetto all’epoca Rossi”.

Francesco Meucci