Raccolte 900 firme contro Don Glaentzer: "Mandatelo via"

La petizione sul web contro il prete di Calenzano ai domiciliari in Lucchesia AUDIO INTERVISTA

Don Paolo Glaentzer in  tribunale a Prato dopo l’interrogatorio di garanzia Foto Attalmi

Don Paolo Glaentzer in tribunale a Prato dopo l’interrogatorio di garanzia Foto Attalmi

Lucca, 26 agosto  2018 - Quasi a quota 900 firme. La petizione lanciata su Change.org il mese scorso contro il soggiorno ai domiciliari di don Paolo Glaentzer a Fabbriche di Casabasciana ha quasi sfiorato superato le 900 adesioni. L’obiettivo dell’iniziativa lanciata da Massimiliano Vintaloro e indirizzata al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: il carcere per il sacerdote di Rufignano a Sommaia (Calenzano) trovato dai carabinieri seminudo in compagnia di una bambina di 10 anni. Sospeso dalla diocesi di Firenze, ‘rifiutato’ da quella di Lucca, che gli ha vietato di esercitare, ricordando il provvedimento della curia fiorentina e sottolineando che il parroco pedofilo non è ospitato in alcuna struttura della canonica, né, evidentemente, lo sarà, don Paolo resta nel mirino anche degli abitanti di Fabbriche di Casabasciana, a pochi chilometri da Bagni di Lucca. 

Tra i firmatari della petizione online, infatti ci sono anche diversi abitanti e vicini di casa del parroco. Intanto il parroco continua il suo soggiorno forzato nel paesino. E’ qui che il prete, prima di essere beccato con la minorenne nella sua auto a Calenzano, stava per partire in villeggiatura. L’uomo possiede un’abitazione acquistata una decina di anni fa, proprio vicino alla scuola di Fabbriche di Casabasciana. Nei giorni scorsi, contro il suo soggiorno in Valle del Serchio era arrivato anche il monito di don Nando Ottaviani, parroco di Coreglia. «Un atto da condannare – aveva commentato in un videomessaggio dalla sua pagina Facebook – , l’infanzia non si tocca». La richiesta di don Ottaviani: la riduzione allo stato laicale. 

«La curia di Firenze ha sospeso don Glaentzer – aveva aggiunto – ma io mi auguro, da cittadino e da sacerdote, che possa essere ridotto allo stato laicale. Chi sbaglia paga. Non voglio fare di tutta un’erba un fascio, ma purtroppo ci sono tante mele marce nell’ambiente ecclesiastico. Sta crescendo la diffidenza da parte dei cittadini. Dobbiamo – ha concluso – dare ancora con più forza un esempio di amore, affetto e saggezza. Dobbiamo indicare la luce con quello che è il nostro esempio».

 

Don Paolo Glaentzer in  tribunale a Prato dopo l’interrogatorio di garanzia Foto Attalmi
Don Paolo Glaentzer in tribunale a Prato dopo l’interrogatorio di garanzia Foto Attalmi