Panchina rossa? No, arancione

L’associazione Spazio Libero voleva consegnarla al Comune ma ha trovato il municipio chiuso

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Anche la lotta alla violenza sulle donne diventa divisiva a Massarosa, dove da mesi l’associazione Spazio Libero cerca di donare una panchina rossa al Comune. Ma all’amministrazione il colore rosso non piace, e allora ne installerà una arancione intitolata a Norma Cossetto, la giovane istriana uccisa nell’ambito del conflitto divampato in Istria nelle settimane successive all’armistizio.

Intanto, dopo cinque mesi passati a cercare un confronto sulla donazione della panchina rossa, lo scorso fine settimana i membri di Spazio Libero sono andati a consegnarla in Comune. Ma hanno trovato chiuso. "Quest’iniziativa è nata in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne – spiega la promotrice Michela Sargentini –, quando abbiamo protocollato la prima richiesta in cui ci offrivamo di donare la panchina alla comunità. Ma non abbiamo mai avuto risposta, e lo stesso è accaduto per una seconda richiesta. Abbiamo provato con email, telefonate, ma niente. A questo punto non sappiamo che fare: la panchina stazionerà su un’area privata di fronte a una lavanderia, in attesa che il sindaco si decida a adottarla". Anche se all’orizzonte si profila una nuova possibilità: la dirigente scolastica del comprensivo ’Armando Sforzi’ di Piano di Conca si è detta disponibile ad adottare la panchina al posto del Comune: uno sviluppo al vaglio dei membri dell’associazione che ha partorito l’idea.

Sulla panchina arancione promossa dall’amministrazione, invece, il giudizio è chiaro: "Per noi la panchina è rossa, non per motivi politici, ma perché è un simbolo riconosciuto da tutti, che deriva dal colore del sangue delle vittime. La panchina è rossa ovunque, non si capisce perché Massarosa debba fare eccezione".

Dal canto suo, l’amministrazione ha imboccato una strada diversa: una panchina arancione (dalla campagna ‘Orange the World’ promossa dall’Onu in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne), al fianco di una tricolore, nella zona a verde attrezzata allo svincolo di Montramito. "Da parte del centrosinistra solo speculazioni e provocazioni – commenta il sindaco Alberto Coluccini –, come da parte di chi usa la commissione pari opportunità per interesse politico. Tensioni e divisioni su questo tema sono inaccettabili: abbiamo scelto l’universalità dell’arancione e un luogo di grande passaggio come lo svincolo a Montramito per dare un segnale forte". Dall’altro lato della barricata, le forze di centrosinistra stigmatizzano la scelta. "Anziché pensare ai gravi problemi del Comune che ha dissestato – scrivono i coordinatori delle varie sigle politiche – il sindaco passa le giornate a inventarsi provocazioni e ripicche seminando divisione attorno ai simboli che uniscono la comunità. Il rosso simboleggia il sangue delle donne vittime di violenza, lo sanno anche i bambini. Lo scopo è connotare di ideologia le istituzioni e seminare confusione, divisione, banalizzazione dei simboli che rappresentano una comunità".

La polemica attorno alla mancata ricezione della panchina rossa da parte del Comune è montata ulteriormente nei giorni seguenti con un secco scambio di colpi tra la Lega e il Partito Democratico. "Del Pd non ricordiamo nessuna iniziativa degna di nota sul tema della violenza contro le donne quando erano loro al governo della città", il commento del commissario provinciale del Carroccio Riccardo Cavirani, che accenna anche al tema dei rifiuti tossici su cui sta indagando la Procura antimafia. Secca la replica del segretario del Adolfo Del Soldato: "Sui riferimenti alla vicenda di Montramito, gli avvocati stanno valutando eventuali profili di diffamazione. Cavirani ignora 10 anni di politiche per le pari opportunità che si sono concretizzate in servizi effettivi come la casa rifugio, prima in Versilia; e i molteplici atti simbolici".