"Mobilità: tutti fermi in attesa del miracolo"

Eugenio Baronti critica l'assessore regionale Stefano Baccelli per il ritardo culturale nell'affrontare l'impatto dell'Asse Nord Sud sulla Piana di Lucca, sottolineando la necessità di un nuovo modello di mobilità per il futuro.

"Il recente incontro tra l’assessore regionale Stefano Baccelli e la Cia dimostra un ritardo culturale imbarazzante rispetto ai paesi più evoluti europei e alle prospettive di sviluppo del nuovo modello di mobilità di questa nostra epoca". Lo sostiene Eugenio Baronti, esponente di Sinistra Italiana a Lucca.

"Da una parte – spiega – c’è una organizzazione degli agricoltori che non riesce ancora a cogliere a pieno la portata reale dell’impatto devastante di un’opera come l’Asse Nord Sud, che spacca in due la Piana tagliando poderi e mettendo in ginocchio quelle poche aziende agricole sopravvissute alla cementificazione selvaggia; dall’altra, una classe politica dirigente ancora con la testa rivolta al 900, che non riesce ad avere uno sguardo lungo verso quello che sarà il prossimo futuro dove il dare da mangiare e sfamare più di 8 miliardi di umani, sarà la vera grande emergenza".

"Mi prende – prosegue Baronti – lo sconforto sentire ancora raccontare ai presenti, la solita ormai insopportabile litania: ‘Abbiamo chiesto modifiche per apportare migliorie che ridurranno l’impatto ambientale dell’opera e siamo fiduciosi‘. E’ vero che viviamo nell’epoca della memoria breve, ma dietro a tutto questo ci sono 40 anni di storia, perché un amministratore ha il dovere di ricordare che questa storia inizia alla fine degli anni ’80 con il Salt1, poi il Salt2, poi il progetto del 2005 con successive modifiche sempre per ridurre l’impatto ambientale e migliorare il progetto, a questo punto mi viene spontanea una domanda: se dopo 40 anni non si è ancora riusciti a fare un progetto accettabile, quanti decenni ci vorranno per realizzarlo, ammesso e non concesso, che qualche umano riesca a fare il progetto del miracolo? Mi rivolgo a Stefano, che conosco da tanti anni, ma davvero lui crede che l’attuale modello di mobilità sia sostenibile e riproponibile anche per il prossimo futuro? Lui dovrebbe sapere che la comunità scientifica internazionale, le direttive europee e tutti gli studi dicono esattamente il contrario, anzi, azzardano perfino una data attorno alla quale il vecchio modello di mobilità novecentesca morirà definitivamente: il 2035".