Gatta ferita con 12 colpi di fucile. L'appello: "Aiutateci a trovare il colpevole"

La storia che ha fatto commuovere Porcari. Ora la famiglia di Tati vuole individuare il responsabile

La gatta Tati con la sua famiglia

La gatta Tati con la sua famiglia

Porcari (Lucca), 18 novembre 2018 - Sta bene a livello di condizioni generali, ma purtroppo i veterinari non sono riusciti a salvarle l’occhio. Sta commuovendo un paese intero, Porcari, la storia di Tati, un bellissimo esemplare di gatta tigrata, di colore scuro, ferita volontariamente, a fucilate in testa, forse con una carabina o un tipo di arma a pallini che hanno provocato danni anche in altre parti del corpo. Almeno una dozzina quelli estratti alla povera bestia. Il bulbo oculare destro però era ormai deteriorato.

«Ci hanno informato i sanitari che avremmo anche potuto provare a lasciare il piombo ma avrebbe potuto provocare in seguito tumori o altre patologie e allora, sia pure a malincuore abbiamo deciso per il male minore – raccontano David e Stefania Marchetti, con la loro figlia, i padroni del micio ferito – anche se abbiamo sofferto molto. Per noi è come un componente della famiglia. Al tempo stesso ci domandiamo chi possa avere avuto una simile malvagità. Tanta violenza nei confronti di un povero animale, come la dobbiamo interpretare?». I Marchetti, residenti in via Sbarra, lanciano una specie di appello: «Attendevamo i referti dell’operazione, sicuramente ci recheremo dalle forze dell’ordine per denunciare l’accaduto e anche, se necessario, alle varie associazioni di Protezione Animali o alle guardie ecozoofile. Chi sa parli, basta con questa omertà. Un felino che magari va a spasso nei boschi vicini, a chi può dare fastidio fino a sparargli? E’ inconcepibile sotto ogni profilo».

Tati ha una... sorella, per così dire, una gatta di nome Sheila (i nomi sono mutuati dal celebre film a cartoni animati «Occhi di gatto», anche se manca Kelly), che scorrazza libera fuori: «E’ più espansiva, la micia ferita invece è molto più timida, coccolona, come si dice in gergo, adesso anche spaventata – conclude la famiglia Marchetti – e tempo fa la trovammo con una gamba spezzata. I medici ci informarono che anche in quel caso non poteva essersi fatta male da sola».