Caro energia e guerra in Ucraina: l’agricoltura rischia un vero 'ko'

Coldiretti lancia l’allarme per la tenuta delle aziende lucchesi. Il presidente Elmi: " Avevamo il primato dell’export in Russia, con alcuni prodotti big come l’olio"

Lucca, 10 marzo 2022 - E’ una situazione decisamente delicata quella del comparto agricolo della Lucchesia. Una crisi che, in alcuni settori, covava da tempo ma che la situazione attuale dettata dal conflitto Russia-Ucraina, rischia di mettere in ginocchio seriamente. Una fascia produttiva ed economica fondamentale in un tessuto d’eccellenza, con Piana, Garfagnana e Versilia quali punte di diamante.

Partiamo dai numeri: il mercato dell’export della Lucchesia era stimato, per l’anno 2020, in crescita di un terzo rispetto all’anno precedente. Per capire meglio, la provincia di Lucca fatturava 13 milioni di euro annui per l’esportazione di prodotti alimentari quali olio, vino, ortaggi, confetture e altro ancora. Circa la metà dell’intera regione Toscana il cui export è di 27 milioni all’anno.

A riassumere la drammaticità del momento, è Andrea Elmi, presidente di Coldiretti Lucca. "La lucchesia aveva il primato dell’export in Russia – afferma Elmi – con alcuni prodotti big, uno fra tutti l’olio e tanti altri; per fare solo un esempio che ci riporta a questa triste attualità, cito solo un fatto: ci sono aziende che, per esempio, hanno già spedito prodotti come il vino e hanno pattuito pagamenti a 30 o 60 giorni: la domanda è, che cosa succederà a queste aziende? Il rischio è quello di veder saltare o addirittura modificare le cifre da incassare perché per la Russia non è certo questa la priorità".

Potrebbero dunque esserci perdite importanti da parte di aziende locali. Perché tutto, come vediamo, è sottoposto a una crisi che difficilmente potrà risolversi in poco tempo. Per l’Italia, per esempio, essere stati inseriti nella lista nera da Putin, non rassicura affatto. Intanto, le aziende del territorio devono fare i conti soprattutto con il costo del carburante e con i prezzi saliti vertiginosamente del gas e dell’energia elettrica.

"Se devo mettere in moto un trattore – spiega il presidente di Coldiretti Lucca – e utilizzarlo per una raccolta in un terreno, significa che qualcosa da raccogliere esiste; ma i settore vivaistico, ad esempio, spende certamente in anticipo per i costi legati al riscaldamento senza avere certezze; parliamo di vere e proprie stangate che stanno mettendo in ginocchio molte attività".

Ma cosa fare, intanto, per dare una boccata di ossigeno agli operatori del settore?

"Indubbiamente – sostiene Elmi – bisogna intervenire sul costo dei prodotti energetici: gasolio agricolo, gas, elettricità; così non è possibile andare avanti e il rischio concreto è quello di lasciare per strada imprese e dipendenti".

La situazione del settore agricolo dava già da tempo segnali di sofferenza. Il Covid aveva acuito criticità già note ma la ripresa del dopo pandemia aveva fatto ben sperare. "Il rincaro dei costi del packaging – conclude Elmi – e altri ancora, stava già dando del filo da torcere a certe filiere, con quella del latte, per esempio, che aveva messo in ginocchio i produttori locali".

Coldiretti, dunque, mostra preoccupazione per quella che può essere la ricaduta occupazionale nel settore agricolo.

"Gli operatori agricoli – afferma il presidente di Coldiretti di Lucca, Andrea Elmi – sono 2800; un numero importante e che fa presagire quale sia il volume degli addetti del settore; oggi possiamo parlare, probabilmente per difetto, di circa 5mila lavoratori afferenti al settore agricolo: naturale – conclude Elmi – guardare con una certa preoccupazione a questa fase di crisi determinata dalla guerra in corso anche se, in certi settori, la crisi si era già sentita prima della pandemia". Da più parti arriva il monito, oggi agitato dai venti di guerra, del bisogno di dar vita a un’indipendenza alimentare; ma per fare ciò, occorrono politiche mirate ad incentivare l’impresa in generale e quella giovanile in particolare. Da questo punto di vista, la Garfagnana vede esempi virtuosi ma, come sappiamo, occorrono nuove strategie che si concentrino sullo sviluppo intelligente del settore. Una battaglia che Coldiretti perora da tempo e rispetto alla quale, grazie alle sue campagne di sensibilizzazione, cerca di far entrare nella cultura del cittadino consumatore.

Maurizio Guccione