"Eroe nel mondo, dimenticato da Lucca. Mio zio Carlo del Prete merita un museo"

Le parole di Alessandra, nipote dell'aviatore conosciuto in tutto il mondo e scomparso 90 anni fa

Alessandra Del Prete e il ritratto di Carlo

Alessandra Del Prete e il ritratto di Carlo

Lucca, 29 luglio 2018 - Il prossimo 16 agosto ricorrerà il 90° anniversario della morte del pilota aeronautico Carlo Del Prete, perito in Brasile dopo aver compiuto l’impresa leggendaria della trasvolata atlantica da Sesto Calende a Port Natal. Mentre in varie parti del mondo ci si appresta a celebrare la ricorrenza con grandi cerimonie, a Lucca, sua città natale, tutto tace. Un eroe dimenticato, noto all’estero quasi quanto Puccini. Ma qui non si rende onore all’eroe dei due mondi, protagonista di imprese epiche a bordo dell’idrovolante Savoia Marchetti S 64 e che ridisegnò le rotte aeree per il Sud America, accelerando lo sviluppo del settore aeronautico. Difficile capirne i motivi eppure c’è il rischio che la nostra città perda un patrimonio documentario e di cimeli d’inestimabile valore, custoditi fino ad ora con cura dalla nipote Alessandra Del Prete e che alcuni privati stranieri vorrebbero acquistare integralmente. Infatti, se a Lucca si è fatto poco o niente, in Brasile Del Prete è considerato tutt’oggi un eroe nazionale e suoi monumenti si trovano a Rio de Janeiro e a Porto Natal.  A Roma, troviamo la sua effige tra gli italiani illustri nel parco del «Pincio» e a suo nome s’intitolano vari aeroporti.    E’ la nipote Alessandra Del Prete che ancora vive nella casa di famiglia, in quella che in epoca fascista fu ribattezzata piazza Carlo Del Prete ed oggi è tornata ad essere piazza San Pietro Somaldi, insieme alla madre Lilia Casali di 93 anni, moglie del fratello di Carlo, Guelfo, a spiegarci la situazione. Alessandra col fratello Carlo sono gli unici eredi diretti di prima generazione del celebre aviatore, che ebbe cinque fratelli di un casato dette alla città il primo sindaco del Regno d’Italia, Demetrio e anche l’ultimo, Lorenzo, prima dell’avvento del fascismo. Cosa rappresenta Carlo del Prete per la città, oggi?  «Dispiace dirlo ma è stato dimenticato dalle istituzioni locali. A parte il nome attribuito ad un tratto di circonvallazione della città, un aeroplano generico posto all’ingresso dell’autostrada e la lapide alla casa di famiglia, non si è fatto quasi nulla in questi anni per restituire degni onori ad una figura che il mondo ci invidia e i cui tanti cimeli conservo ancora gelosamente qua: lettere e diari autografati, gli studi e i suoi disegni del cielo, le foto, l’abbigliamento originale utilizzato nelle sue imprese, le onorificenze e tra tanti, i regali d’oro ricevuti da Mussolini, il cofanetto di D’Annunzio o il cuore d’oro delle mamme brasiliane. Ma anche le splendide corone in ferro battuto e in biscuit porcellana donate dal governo brasiliano in occasione del funerali solenni. Ma molto materiale è ancora da inventariare e starebbe bene in un museo… Sarebbe bello che tutti potessero ammirarle»  E perché non è mai stato fatto?  «Sembrerà strano ma la città non ne ha mai avvertito la necessità. Eppure con tutto il materiale che ancora conservo, sarebbe possibile allestire un museo in grado di attirare e incuriosire i turisti. Capita spesso che vengano stranieri, anche dal Brasile, a suonarmi il campanello per sapere se è la casa del famoso aviatore. Non è facile prendersi cura di questi cimeli e vorrei potessero rimanere alla città. Occorrerebbe che le istituzioni intervenissero, prima che sia troppo tardi». Perché tardi?  « Dall’estero sono molto interessati ad acquisirlo e sarebbe un peccato che Lucca perdesse quest’occasione».  Come si appresta a celebrare la ricorrenza dei novant’anni? «La morte avvnne il 16 agosto ma ad inizio settembre farò una cerimonia privata per celebrarlo adeguatamente con chi ha sempre dimostrato interesse». Chi era Carlo Del Prete, visto da un familiare o attraverso i racconti che sono arrivati? «Contrariamente a ciò che si pensa, riferendosi alla sua temerarietà alla guida del biplano Savoia Marchetti S 64, era una persona umile e un grande studioso. Passava gran parte del suo tempo a studiare l’astronomia, di cui era uno dei più preparati al mondo e per questo sia Ferrarin che De Pinedo lo vollero al loro fianco in imprese passate alla storia. Probabilmente se non avesse fatto il pilota, sarebbe diventato prete, tanta e tale era la riservatezza».  Sfatiamo un mito: la sua nascita. «Anche se tanti testi dicono che era nato a Sarzana in Lunigiana, confermo che venne alla luce a Lucca, come dimostra il certificato di battesimo. A Sarzana trascorreva gran parte del tempo libero nella casa di famiglia, lontano dal caos».  C’è ancora quella che gli estimatori definiscono l’ultima ferita: il monumento funebre. «Lo stato di abbandono in cui versa il cimitero di S.Anna, impedisce da due anni l’accesso alla cappella privata dove riposa la salma dell’aviatore e al monumento. E anche per noi familiari è impossibile accedervi per pregare. E’ l’ultima beffa di una storia che ad oggi non ha lieto fine».