FABIO BERNARDINI
Sport

L’ex Tricarico: "Ora deve uscire il carattere"

Il centrocampista ha giocato 108 partite in maglia bianca e anche nel Torino: "Gli aquilotti più ’navigati’ dovranno trascinare i compagni"

di Fabio Bernardini

Lo Spezia e la sua gente sono rimasti nel cuore all’ex aquilotto Fabio Tricarico, classe 1969, 108 partite con la maglia bianca, illustre ex anche del Torino con cui ha giocato 124 partite. "Aquilotti si è per sempre - afferma l’ex centrocampista, attualmente scouting a livello internazionale per l’Empoli -. Sono affezionatissimo ai colori bianchi perché di Spezia ho ricordi eccezionali, sia dell’annata con mister Onofri e il grande ds Fiorini, che del campionato 2004-2005 quando vincemmo la Coppa Italia di Serie C".

Tricarico, Spezia ancorato nei bassifondi della classifica, se lo aspettava dopo la bella salvezza dell’anno scorso?

"Il ricordo di Italiano è sempre vivo, gli spezzini si sono abituati bene, vedere la squadra con soli otto punti non è l’ideale. Le aspettative erano altre, ma non deve essere considerata una sorpresa trovarsi nei bassifondi. Lo Spezia ha tutto il tempo per recuperare il terreno perduto, anche se ovviamente non sarà facile. Ci sarà da lottare, ma l’ambiente è preparato alla battaglia. La piazza spezzina è tosta ed esigente, non fa dormire sonni tranquilli, me le ricordo benissimo quelle sensazioni. Se in rosa ci sono giocatori forti caratterialmente gli Aquilotti ne potranno venire fuori. In certe situazioni occorrono qualità ed esperienza".

Lo Spezia, però, in termini di esperienza, è la squadra più giovane del campionato. Un handicap nella corsa-salvezza?

"Può essere un problema. I giocatori che non conoscono la categoria possono avere entusiasmo in caso di partenza positiva, ma nell’ipotesi contraria tutto diventa più complicato e difficile perché oltre alle difficoltà della categoria, ci sono le esigenze pressanti della gente. È per quello che servono giocatori caratteriali. L’allenatore dovrà essere bravo a gestire questa situazione e i giocatori un po’ più navigati come Nzola, Erlic, Sala, Bourabia dovranno trascinare i compagni".

L’impressione è che lontano dal ‘Picco’, la squadra faccia più fatica.

"Può essere una chiave di lettura. Al primo gol incassato non si deve pensare di aver perso la partita. Lo Spezia lotta per non retrocedere, gli atleti devono avere la consapevolezza che le situazioni negative possono capitare, non devono scoraggiarsi".

Anche mister Motta è alla seconda esperienza in Serie A da tecnico.

"Anche lui ha bisogno di fare esperienza. Da giocatore era uno dei più forti, con una classe stratosferica, ma allenare è tutta un’altra cosa. E poi lavorare a Spezia non è facile, gli spezzini non vogliono mai perdere, vogliono sempre vincere, anche se riconoscono l’impegno dei giocatori. Bisogna conoscere la piazza".

Sabato al ‘Picco’ arriverà un Torino di ben altro spessore rispetto a quello dello scorso campionato. Un problema in più per i bianchi?

"Sarà un match duro, perché il Toro ha un grandissimo allenatore come Juric che conosce benissimo la categoria. Si vede che i granata hanno un’identità, giocano, lottano e combattono. Per lo Spezia il Toro sarà, senza dubbio, uno scoglio molto duro".

Si giocherà, però, al ‘Picco’.

"Il ‘Picco’ è un’arma in più sia in positivo che negativo. Il popolo bianco è tosto e caldo, tutti gli avversari sanno benissimo che giocare in quello stadio lì non è facile, perché se parti male rischi di trovarti subito sotto in un ambiente infuocato. Gli spezzini non ci mettono nulla ad accendersi".