Gotti sta conquistando i tifosi delle Aquile

Le braccia al cielo e lo sguardo rivolto ai 600 spezzini a Verona testimoniano un rapporto pronto a sbocciare nella sua completezza

di Fabio Bernardini

Le braccia al cielo di mister Luca Gotti al triplice fischio di Verona-Spezia, con lo sguardo compiaciuto rivolto ai seicento tifosi spezzini assiepati in curva, sono il primo atto di un rapporto simbiotico con la gente del Golfo ormai pronto a sbocciare nella sua completezza. Il tecnico di Adria è, per sua stessa ammissione, "una persona molto semplice, che viene dal delta del Po, figlio di un operaio e di una casalinga, con la cultura della campagna, della casa, della natura e dei valori della famiglia". Scontata, dopo la prima fase interlocutoria di conoscenza dell’ambiente aquilotto, la crescita di un rapporto all’insegna dell’empatia e dell’affetto reciproco verso gli spezzini che hanno nel loro dna semplicità e genuinità. L’uomo Gotti, un professore prestato al calcio - è stato docente all’Università Cattolica di Milano e all’Università di Padova, laureato in Pedagogia e Scienze motorie con due master in management e didattica -, ha sempre evidenziato, oltre alla naturale proprietà dialettica, pacatezza e self-control non certo comuni nel mondo del calcio. Serenità ed educazione esemplari nei modi, in campo e fuori - non lo abbiamo mai visto perdere la calma nel corso delle conferenze in questi quattro mesi -, molto apprezzata dai tifosi e dagli stessi addetti ai lavori.

Lo stesso Eduardo Macìa ha rimarcato queste qualità non comuni del mister veneto: "Con il tecnico abbiamo un grandissimo vantaggio perché si tratta di una persona stabile, che ha una personalità molto forte. Un uomo sempre calmo, mai umorale. È un buon un compagno di viaggio per costruire questo percorso. Nei momenti difficili ha avuto la calma giusta, non stravolgendo la squadra, contando sulla fiducia della società. E poi sta dando una grande mano per trasmettere ai giocatori l’identità giusta da portare in campo, è esigente con il giocatore giovane e con quello più esperto". Pregi che, ultimamente, si sono arricchiti da spunti di vicinanza e passionalità verso i tifosi tanto graditi in riva al Golfo. Un percorso empatico che, per certi versi, ricalca quello di Thiago Motta che, sulle prime, faticò non poco per la sua timidezza ad aprirsi ai supporter, per poi prendere confidenza, legandosi a loro in modo irresistibile. Del resto l’attuale tecnico delle Aquile, fin dalle prime battute, specificò in modo chiaro che il suo non sarebbe stato lo Spezia di Gotti, "ma di tutti perché questo è un club che ha molta integrazione con il tessuto sociale della città".

"Sarà uno ‘Spezia nostro’ - affermò - dove tutti noi avremo l’ambizione a migliorare, non adagiandosi su quello che è stato fatto in passato". Quell’abbraccio ideale di Gotti a quella che è diventata anche la sua gente va in questa direzione, con quel gesto semplice ed essenziale l’allenatore di Adria ha fatto breccia nei cuori degli spezzini che, com’è noto, oltre all’aspetto fondamentale dei risultati, hanno a cuore anche i rapporti empatici con i protagonisti.