Aquile penalizzate dalla classifica dopo il pari. Pesa non aver vinto una partita dominata

E’ evidente che il livello delle prestazioni sia notevolmente cresciuto, resta però il peggiore attacco del campionato alla pari col Lecco

Aquile penalizzate dalla classifica dopo il pari. Pesa non aver vinto una partita dominata

Aquile penalizzate dalla classifica dopo il pari. Pesa non aver vinto una partita dominata

Proprio non comprendiamo un certo entusiasmo per il pari dello Spezia a Reggio. Ci fosse stata un’altra classifica, forse avrebbe avuto senso. Non aver vinto una partita dominata, quando alla trentesima gli Aquilotti sono terzultimi con l’Ascoli, con il peggior attacco ex aequo con il derelitto Lecco, è a nostro avviso un segnale molto negativo e conclamato, visto che il punto in Emilia fa il paio con quello di Bari, dove anche lì una chiara superiorità non ne ha fruttati tre. Senza considerare sciagure antiche e recenti (la sconfitta con la Feralpi) allo Spezia sarebbero bastate queste due mancate vittorie per mettersi dietro sei squadre, con la prospettiva di affrontare Ascoli e Lecco in casa per una tranquilla salvezza diretta. A quota 31 il discorso cambia. Si giocherà con l’acqua alla gola per sei punti non proprio scontati che non garantiranno altro che la possibilità di rimanere in corsa nel rush finale, con un calendario non così favorevole.

Che il livello delle prestazioni sia notevolmente cresciuto è evidente, ma non è un caso che tutto ciò sia avvenuto soltanto a partire dalla fine del mercato invernale, da Pisa in poi, e non dall’inizio, come in pochissimi avevamo invocato chiedendo rinforzi pronti sin dal 2 gennaio. Se il campionato fosse iniziato nove giornate fa, in quel sabato pisano, lo Spezia sarebbe settimo a quota 14 in compagnia di Palermo e Sudtirol (il cui 3-0 alla Cremonese rivaluta molto la recente vittoria al Picco), in piena zona play-off.

Ma c’è una zavorra di ventuno partite precedenti di cui ci si scorda, un mercato estivo disastroso e rivendicato con improvvide dichiarazioni miseramente magnificate, che ora si ritorcono contro Macia che le ha pronunciate e contro Alvini che le ha avallate invece di chiedere, a costo di dimettersi, attaccanti consoni allo sbandierato obiettivo della promozione. Peraltro la famosa parabola delle cariatidi pare sia stata indotta, se non proprio sollecitata e poiché nessuno ha smentito, ciò è da ritenersi tristemente vero. Siamo fuori tema? Tutt’altro: è bastato l’infortunio di Di Serio e siamo tornati al "futuro centravanti della nazionale", che, appena entrato, non aveva bisogno di fare la cavallina sulle spalle del diretto avversario per colpire di testa a due passi dal portiere, con Vignali (ottimo il suo inserimento nel finale) che avrebbe ribadito in gol una vittoria strameritata.

Significativo che ieri, in Ascoli-Lecco, ci siano stati tre rigori, come tre li ha ottenuti lo Spezia da Pisa in poi e altri tre nelle prime ventuno partite, di cui uno già con D’Angelo. A saper leggere le statistiche si capiscono tante cose: per giunta, con l’Ascoli mancherà lo squalificato Cassata, migliore in campo a Reggio e uno dei pochi in possesso di un degno cambio di passo.

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