REDAZIONE LA SPEZIA

Agudelo pronto alla sua grande occasione

Nato ventidue anni fa nel comune colombiano di Puerto Caicedo, poco più di diecimila abitanti, Kevin Andrés Agudelo Ardila ha sempre avuto una passione sfrenata per il calcio, al punto che la madre lo iscrisse alla scuola calcio del collegio San Agustin. Centrocampista centrale moderno, ma con licenze da mezzala, Agudelo ha espresso fin da giovanissimo una predisposizione naturale alla tecnica coniugata ad una personalità molto forte, qualità che gli hanno permesso di essere arruolato nelle fila del Bogotà, nel campionato cadetto colombiano, a soli 19 anni. Un’occasione che Agudelo ha sfruttato ottimamente, al punto da essere reclutato, la stagione successiva, dal club dell’Atletico Huila militante nella massima serie del suo paese (33 presenze e due gol). L’atleta colombiano ha bruciato poi le tappe con il grande salto nel campionato di Serie A, acquistato dal Genoa che lo ha bruciato al Boca Juniors per una cifra superiore pari a due milioni e mezzo di euro più bonus. Con i rossoblù un impatto non facilissimo, decisamente meglio in corso d’opera con l’avvento di Thiago Motta che gli ha permesso di disputare, nel solo girone di andata, 10 partite realizzando un gol. Poi il passaggio, a gennaio, alla Fiorentina dove ha trovato pochissimo spazio: solo tre spezzoni di partita per 63 minuti di gioco. Ora la grande occasione allo Spezia, in prestito secco dal Genoa via Fiorentina, alla ricerca di una consacrazione che passerà dalle sue doti non comuni di impostazione, possesso palla e aggressività. Definito il nuovo Pizarro, Agudelo potrebbe alternarsi con Matteo Ricci nel ruolo di mediano-regista ispirandosi ai suoi modelli Iniesta, Pirlo e Ronaldinho. Ma non è detto che Italiano non lo impieghi da mezzala, facendo perno sulla duttilità del giocatore che, nella sua carriera, ha anche interpretato i ruoli di trequartista e di seconda punta. E già c’è chi, a Firenze, lo rimpiange: è il caso del neo acquisto Amrabat che, all’atto della sua presentazione, ha tessuto gli elogi del colombiano.

Fabio Bernardini