Volontari di Papa Giovanni in piazza "Ci attende un inverno durissimo"

Emergenza povertà ingigantita dalla pandemia e, con i primi del 2022, anche dalla crisi energetica. Stamani gli ’angeli’ di don Benzi saranno nella chiesa di Santa Maria Assunta in via della Canonica

di Chiara Tenca

Chiamarla emergenza non è esagerato: sotto l’influenza della pandemia prima e della crisi energetica poi, anche in Italia cresce il numero delle persone che versano in stato di povertà. E non si parla di non potersi permettere vestiti firmati, un ristorante stellato o vacanze dorate: sono sempre più gli italiani che faticano anche solo a mettere un piatto in tavola, con prospettive allarmanti per l’inverno e l’autunno ormai alle porte. Se da una parte si prova a trovare soluzioni nei palazzi capitolini, dall’altra c’è il ’welfare’ fatto di associazioni e organizzazioni a tentare di tamponare questa piaga.

Una fitta rete, composta da realtà che lavorano sul territorio, a cui si aggiungono iniziative spot portate a livello locale da onlus nazionali, che versano acqua su un fuoco che continua ad ardere. Si chiama ’Un pasto al giorno’ l’appuntamento organizzato nelle giornate di ieri e oggi alla Spezia – in contemporanea con altre città di tutta Italia – dalla comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Benzi: i volontari saranno nelle piazze della città "per mostrare come la solidarietà sia la risposta più efficace contro le nuove povertà generate da conflitti e crisi globali". Sensibilizzazione unita a concretezza: la comunità – fanno sapere in una nota – garantisce ogni anno 7 milioni e mezzo di pasti a persone in stato di povertà ed in difficoltà, accolte nelle case, nelle mense e nelle diverse realtà di aiuto. Un modus operandi consolidato in oltre 50 anni di attività: Don Benzi fondò nel 1968 questa comunità, arrivata nei giorni nostri ad operare in 40 paesi in tutto il mondo, compresa l’Ucraina piegata dalla guerra, fin dai primi giorni del conflitto. E i numeri che fornisce per la Liguria, citando dati Istat, sono lapidari: la povertà relativa è in crescita, con un’incidenza che dal 6,9% del 2020 è salita nel 2021 al 7,1%. Sul sito dedicato all’iniziativa, frasi lapidarie e capaci di delineare la situazione di emergenza. "Ci sono molte più persone di quello che pensiamo che non hanno da mangiare – si legge –. Persone come noi, che, in questi mesi di emergenza sanitaria e sociale, che hanno visto crollare certezze, perso lavoro e stipendio e che si aggiungono alle tante altre che nel mondo, ogni giorno, soffrono e hanno fame". Mettersi nei panni di un altro, così simile a ciò che siamo e improvvisamente finito in disgrazia. Qualcosa si può fare: stamattina (possibile anche un allargamento dell’orario, secondo disponibilità dei volontari) le braccia della comunità saranno nella chiesa di Santa Maria Assunta in via della Canonica per distribuire cibo e speranza.

Continua, così, l’opera che in Liguria va avanti da oltre 50 anni attraverso l’iniziativa di numerose realtà, tra case famiglia, case di accoglienza e centri di aggregazione. "L’unica via per superare questi cambiamenti è avviando una fase ’costruttiva’ – spiega il presidente della Comunità, Giovanni Ramonda –, dove tutto il mondo cerchi la via della rinascita. Costruire è il verbo della consapevolezza, del fare, un verbo al futuro, che parla di un domani che inizia già oggi, è il verbo della speranza. Un concetto semplice ma fondamentale e fondante, sul quale si basa l’essenza della Comunità che di fronte a un’ingiustizia, a una povertà, a un’emarginazione lavora da oltre cinquant’anni per costruire quel senso di comunità capace, sostenendoci l’un l’altro, di trovare risposta e speranza per chi aveva perso tutto. Oggi, di fronte all’emergenza sociale a cui assistiamo, vogliamo costruire una tavola dove ci sia posto per tutti". Insomma, nuove emergenze, ma il modo di soccorrere e di portare conforto resta lo stesso, seguendo il solco di una tradizione ormai consolidata. E che anche in Liguria ha dato i propri frutti in termini di sostegno e coinvoltimento.