Lavoro. Salari da fame, cottimo e contratti 'pirata'

La fotografia dell’occupazione alla Spezia: solo il 17% delle assunzioni è a tempo indeterminato. E solo il 6% dei posti è per laureati

Ragazza al computer (foto repertorio)

Ragazza al computer (foto repertorio)

La Spezia, 14 dicembre 2019 -  ‘Basta salari da fame’. Non è solo il titolo del libro di Marta e Simone Fana, che oggi pomeriggio sarà presentato alla Cgil, ma anche il tema di una battaglia che il sindacato intende rilanciare nel quadro di un più generale impegno contro il precariato, il lavoro nero e i cosiddetti contratti pirata. Una realtà che, a dispetto di un’economia che sembra dare timidi segnali di risveglio, continua a rappresentare anche alla Spezia un’autentica emergenza.

"In alcuni settori – conferma Luca Comiti, segretario confederale responsabile mercato del lavoro della Cgil – le situazioni di abuso, sfruttamento, o comunque di compressione dei diritti, hanno raggiunto il livello di guardia. La riduzione delle ore lavorate e la crescita del part time involontario, che colpisce soprattutto le donne e taluni settori come il terziario, è una tendenza sempre più diffusa. Le retribuzioni imposte dalle aziende sono sempre più basse. Il problema nasce anche dalla rappresentanza. Non è pensabile che a fronte di 800 tipologie di contratto oggi disponibili, la scelta sia imposta dall’azienda per ottenere il proprio esclusivo interesse, cioè ridurre costi e diritti dei lavoratori. Per uscire da questa logica occorre che i contratti siano quelli firmati dalle organizzazioni più rappresentative, sia dei lavoratori che delle rappresentanze datoriali. La nostra battaglia è contro i contratti pirata". Ma quali sono i settori dove questi contratti sono più diffusi? "Sicuramente il terziario e, fra gli altri, quello della vigilanza, con esclusione delle realtà aziendali maggiori – spiega Comiti –, oltre a settori della logistica e dell’immagazzinaggio. Il cottimo, per esempio, è una realtà diffusa nel caricamento notturno dei supermercati.

Eppoi c’è il tema degli appalti al ribasso, che ha come conseguenza la riduzione del perimetro delle ore lavorate e dei diritti del lavoratore, che diventano un costo da comprimere. Oggi, purtroppo il lavoro non è più sinonimo di dignità sociale". Che il lavoro precario sia una realtà diffusissima lo conferma l’ultima relazione condotta dall’Ufficio studi di Cgil Liguria su dati Istat (la prossima sarà diffusa a marzo). Su 34.542 assunzioni del 2018, solo 6.144, cioè il 17,8%, erano per lavori a tempo indeterminato. Il resto, lavoro a tempo determinato (59,5%) e varie tipologie, come lavoro intermittente (12%), apprendistato (4,8%), tempo determinato per sostituzione (2,7%), collaborazione coordinata e continuativa (2,1%). La laurea offre una chance in più per trovare un posto? Neanche per idea. E lo dicono ancora le statistiche elaborate da Cgil. Un dato su tutti: la percentuale delle assunzioni di laureati registrate lo scorso anno ha raggiunto appena il 5,9% contro il 34,6% di quelle con licenza media. Poco sotto stanno i titoli di istruzione secondaria superiore con accesso all’Università, 29,8%: un dato che crolla al 3,4% per i diplomi senza accesso. Sorprendentemente alta, invece, la percentuale dei casi di assunzione in cui non figura alcun titolo di studio: ben il 24,3%. Dove hanno trovato lavoro gli assunti del 2018? Per il 72% (24.803 in valore assoluto) alla Spezia, per il 7% fuori Liguria e per il 6% a Genova.

Franco Antola