Amianto, braccio di ferro fra pm e parti civili

Il magistrato chiede l’archiviazione del terzo fascicolo sui decessi da esposizione, gli avvocati dei familiari delle vittime si oppongono.

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Nuovo fronte di scontro nella contorta partita giudiziaria penale sulle morti e le malattie contratte nell’ambito della Difesa - tra il personale militare e quello civile - per l’esposizione all’amianto sulle navi e negli enti terrestri, una vicenda processuale particolarmente sentita alla Spezia dove sono tanti i lutti causati dalle fibre killer e numerose le persone in lotta con le patologie connesse alle stesse.

Il pm Sergio Dini della procura di Padova - il magistrato inquirente che aveva portato alla sbarra i vertici della Marina Militare dal 1985 al 2003 (capi di stato maggiore, comandanti della squadra navale,direttori della sanità militare) - ha maturato alla distanza di convincimento delle difese: agli ammiragli non possono essere addossate le responsabilità dei decessi là dove, al di là delle norme inattuate a tutela del personale, non disponevano delle risorse necessarie per applicarle. Insomma, se responsabilità c’è, è politica. Una tesi che si è imposta nelle sentenze di primo grado dei primi due processi celebrati e che è oggetto di appello a Venezia per effetto dell’impugnazione da parte della procura generale. La tesi fa ora da filo conduttore alla richiesta di archiviazione del terzo fascicolo istruito dallo stesso pm. Puntale è arrivata l’opposizione dal fronte di legali parte civile, fra cui l’avvocato Ezio Bonanni che assiste i familiari di numerose vittime spezzine. "Continueremo a batterci per dimostrare che la strage di Stato dell’amianto è conseguenza di sottovalutazioni non solo politiche ma anche amministrative che chiamano in causa direttamente la responsabilità dei vecchi vertici militari che sapevano ma non si sono adoperati per contrastare l’insidia e mettere in condizioni di sicurezza i lavoratori, militari e civili". A fare da ancoraggio della tesi è il lavoro monumentale di indagine sviluppato dall’ispettore dell’Arpa di Padova Omero Negrisolo. Le argomentazioni, al di là degli effetti maturati in ambito penale, hanno fatto scuola negli altri filoni processuali - amministrativi e civili - dove i verdetti vanno nel senso di riconoscere indennizzi ai familiari delle vittime.

L’opposizione alla richiesta di archiviazione del terzo procedimento, con centinaia di parti civili, molte spezzine, è fissata per il 13 novembre. Da Bonanni intanto un appello: "Benvenga da parte dei familiari delle vittime o da altre fonti, anche sindacali, altro materiale probatorio a dimostrazione dell’esposizione all’amianto nelle navi e terra, in passato e attualmente". La documentazione potrà essere spedita con lettera raccomandata presso la sede nazionale dell’Ona, oppure attraverso lo sportello amianto online https:www.osservatorioamianto.comsportello-nazionale-amianto

Corrado Ricci