Allarme bomba sul relitto dell’Equa Da anni è meta di amanti del diving

La sorpresa emersa durante un’ esercitazione dei subacquei della Marina. Navigazione vietata La storia singolare dell’unità e del suo affondamento: fu speronata da una nave tedesca alleata

Migration

Per anni e anni è stato meta abituale di immersioni subacquee. Adagiato sul fondale a 40 metri di profondità, a due miglia dalla costa fra Campiglia e Riomaggiore, il relitto dell’Equa, ex mercantile armato dalla Regia Marina per la caccia ai sommergibili, ha regalato sempre grandi emozioni; questione di visione contingente e di pensieri indotti dalla sua storia antica, quella della beffa subita nel 1944: lo speronamento da parte di nave-amica. Ma non solo emozioni ha dispensato. Bensì anche insidie, anche se chi si è avvicinato ad esso non lo sapeva. Sì, per oltre 75 anni, un contenitore di acciaio, ha custodito un carico di proiettili per le due mitragliatrici di bordo. I contorni degli ordigni si sono materializzati nei giorni scorsi davanti agli occhi degli operatori del Gruppo operativo subacquei della Marina Militare impegnati in un’esercitazione. La corrosione dell’involucro ha fatto la sua parte per svelare l’esistenza degli residuati bellici. Ed è così scattata la corsa per il recupero e il successivo brillamento in mare. La data non è ancora stata stabilita. Ma intanto il comandante della Capitaneria Giovanni Stella ha firmato l’ordinanza con la quale è stata interdetta la navigazione, la sosta, l’ancoraggio, la pesca e qualsiasi altra attività nello specchio di mare con raggio di 500 metri dal punto delle coordinate geografiche del luogo di ’riposo’ del relitto – latitudine 44°, 03.714’ Nord, Longitudine 009°, 45.064’ Est – e nell’area destinata al futuro brillamento,con raggio di 2000 metri (lat. 44°, 01,767’ N, long. 09°,46.106E).

Iniziato il conto alla rovescia delle operazioni. E il primo effetto è stato quello dell’allontanamento dal luogo di immersione del team di Tribu’ Accademy Diving che ieri era andato ad effettuare una ricognizione per accertare l’esistenza del ’pedagno’ collocato per agevolare la localizzazione del relitto. "L’amico subacqueo Leonardo D’Imporzano ci informato dall’interdizione..." dicono i titolari del diving Ilaria Gonelli e Alessandro Maggiani, venuti così a sapere che per anni, con pinne e bombole, avevano sfiorato gli ordigni. "Ben venga la messa in sicurezza; grazie operatori del Comsubin!".

In attesa del prelievo col botto, riaffiora la storia dell’Equa emerse dalle ricerche dell’appassionato di storia navale Cesare Balzi. "L’unità - spiega - venne costruita tra il 1928 e il 1930 dai cantieri Franco Tosi di Taranto, per conto della Società Partenopea di Navigazione di Napoli, per il collegamento con le isole dell’arcipelago campano. Era una motonave passeggeri di 243 tonnellate di stazza lorda, lunga 39,48 metri, larga 6,83 metri, con un pescaggio di 2,57 metri. Realizzata completamente in acciaio, l’Equa aveva due motori diesel a 4 tempi da 6 cilindri, per una potenza di 1200 cavalli, che gli consentivano di raggiungere la velocità massima di 12 nodi. Il 13 maggio 1940 il mercantile venne requisito dalla Regia Marina ed entrò a far parte del naviglio ausiliario con compiti di vigilanza foranea. Il 2 ottobre 1940 fu restituito alla navigazione civile, per poi essere nuovamente requisito, sempre a Napoli, l’11 marzo 1941, ed essere nuovamente inserito nel naviglio ausiliario, questa volta con una nuova missione. Fu infatti trasformato in caccia antisommergibili con l’aggiunta di un cannone da 90 millimetri, due mitragliatrici da 20 millimetri, un apparato antisom.

Dopo l’8 settembre 1943 venne ulteriormente requisito dalla Kriegsmarine (la Marina da Guerra Tedesca) ed entrò in servizio presso la Scuola Antisommergibili degli Arditi della Regia Marina con base al Varignano. In ultimo fu ceduto alla flotta della Repubblica Sociale Italiana attiva dal 1943 al 1945 e costituita da alcuni sommergibili, alcune motosiluranti, due navi appoggio e due navi cacciasommergibili, il Landi e l’Equa, appunto. A parte casi isolati, i mezzi navali di questa flotta si dedicarono principalmente al pattugliamento costiero e alla posa di mine. In una notte della primavera del 1944 - in assetto oscurato per motivi bellici - l’Equa subì la beffa di essere speronata da una nave tedesca, la UJ 2220. Sulla data dell’affondamento c’è un giallo: secondo l’Ufficio storico della Marina Militare avvenne il 10 giugno 1944; secondo il ricercatore tedesco Manfred Krelleberg, tra il 18 e 19 aprile. Di certo l’UJ2220 si accorse dell’Equa quando ormai era troppo tardi per una manovra evasiva. L’impatto fu tremendo. L’Equa si inabissò rapidamente. Fortunatamente non ci furono vittime: l’equipaggio venne tratto in salvo da una motozattera tedesca che transitava in zona".

L’anno scorso, il 10 giugno, in occasione del 75° anniversario dell’affondamento, sul relitto dell’Equa era stata posta una targa alla memoria nell’ambito di un’ immersione organizzata dal diving Lorenzo Sub di Fiumaretta. Anche in quella occasione, gli ordigni occulti vennero sfiorati dai sub ignari della loro esistenza. Ora la notizia consolante della rimozione, a giorno, da parte del nucleo Sdai della Marina, per un futuro di immersioni in sicurezza attorno all’Equa. Il relitto che, ancor più di ieri, rappresenta un valore aggiunto dell’offerta turistica locale per la quale altri scafi radiati dalla Marina, e bonificati, potrebbero risolversi in opportunità, in luogo della demolizione. Ma questa è un’altra storia.

Corrado Ricci