Venator, il giorno dello sciopero

I dipendenti hanno incrociato le braccia. Il presidente Limatola: "Dobbiamo difendere i posti di lavoro"

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Aria carica di preoccupazione, quella che si respirava ieri mattina davanti ai cancelli della Venator nella piana del polo chimico del Casone. Situazione pesante, con tutte le maestranze davanti agli ingressi dello stabilimento insieme ai sindaci del comprensorio dell’Alta Maremma, pronti a contestare l’azione intrapresa dalla società, che ha preannunciato l’invio di ben 41 lettere di licenziamento ad altrettanti dipendenti. A questi si aggiungono i 17 dipendenti, che recentemente sono usciti dall’organico per varie motivazioni, non ultimo, per qualcuno, il mancato rinnovo del contratto, per un totale complessivo di 58 dipendenti. Parlando della procedura intrapresa da Venator il presidente della Provincia Francesco Limatola ha sottolineato come sia "un’azione da respingere subito e con decisione. Venator è importante per il territorio, ma non può utilizzare il ricatto del lavoro e far pagare così alle persone una crisi temporanea che, invece, deve portare allo sviluppo". "La priorità, oggi,e lo dico anche come sindaco insieme ad altri primi cittadini della provincia – ha proseguito Limatola –, è difendere i posti di lavoro messi in discussione. Dobbiamo tutti lavorare per respingere questa scelta sbagliata di Venator e individuare il percorso perché l’azienda possa crescere e garantire sviluppo". Un tema ripreso un po’ da tutti i primi cittadini che sono intervenuti ieri mattina davanti ai cancelli della fabbrica, per esprimere solidarietà ai lavoratori. Il perché della manifestazione è stato illustrato da Maurizio Russo della Rsu, che ha ricostruito le motivazioni che hanno portato a questa contestazione. "Il licenziamento dei 41 dipendenti, – ha detto – è dovuto alla crisi produttiva iniziata lo scorso aprile legata allo stoccaggio dei gessi rossi con l’esaurimento degli spazi a Montioni. Quella applicata è una procedura prevista per legge e dovremo andare a un’analisi congiunta per arrivare a un accordo che ci porti a centrare modalità meno impattanti come ad esempio la cassa integrazione". Altri interventi della Rsu sono stati indirizzati a sollecitare i sindaci a riprendere le trattative con la Regione e altre Istituzioni per trovare nuovi "siti" per lo stoccaggio dei gessi, e continuare così l’attività produttiva assicurando l’occupazione. C’è poi un problema "indotto", non indifferente, legato alla Evolue, una società con una quarantina di dipendenti che provvede alla manutenzione, alle pulizie e alla mensa. E più lontano i cavatori delle Apuane, con le forniture di marmettole, e la Nuova Solmine risentono di questa crisi.

Roberto Pierall