Scuola media ORSINI - Castiglione della Pescaia

Il 27 gennaio si celebra la "Giornata della Memoria". Nel 1945 il mondo scoprì cosa fosse il genocidio

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Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria, in questa data, nel 1945, l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz rivelando al mondo, per la prima volta, l’orrore del genocidio nazista. Tutti conosciamo i campi di concentramento: come erano fatti, gli orrori che venivano inflitti agli ebrei, la vita dura che facevano i prigionieri, ma nessuno potrà mai provare i sentimenti che provavano le persone chiuse lì dentro, tutti gli incubi che facevano la notte, la speranza che qualcuno venisse a salvarti, la paura che i tuoi figli o i tuoi genitori fossero uccisi.

Una bambina ebrea, si chiamava Anna Frank, all’età di 13 anni venne arrestata nel nascondiglio segreto in casa di una sua amica, e mandata in un campo di concentramento e morì di tifo nel 1945; lei è diventata il simbolo della Shoah grazie ad un diario che scriveva quando era nascosta. Questo diario parla della sua vita quotidiana, delle sue paure, dei suoi pensieri. Anna aveva un sogno, quello di diventare una scrittrice: lo ha realizzato, ma a costo della vita. Per me è importantissimo ricordare quanto è successo agli ebrei nella seconda guerra mondiale. Tutto ciò non va dimenticato affinché non succeda mai più; una frase detta da Anna Frank è: "quello che è successo non può essere cancellato ma non deve ripetersi".

Nel film visto in classe "Mi ricordo di Anna Frank" si può capire perfettamente che i tedeschi erano manipolati dal nazismo facendoli pensare di lottare per giuste cause anche se in realtà non era così. Mi ha colpito molto il personaggio del maestro del film che dice ad un soldato tedesco: "Non fare al tuo prossimo quello che non vorresti il tuo prossimo facesse a te"; questa frase è la rappresentazione dell’uomo libero. Nella poesia Shemà di Primo Levi, anch’egli internato in un lager, si può capire che gli ebrei erano liberi mentalmente ma non fisicamente, infatti dice: "Considerate se questo è un uomo: che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no". La parte che voglio sottolineare è quella dove dice "…che muore per un sì o per un no", perché mi ricorda il film che abbiamo visto in classe, in particolare il momento in cui sceglievano se un ebreo era in grado di lavorare oppure no e di conseguenza li mandavano nelle camere a gas. Un altro punto della poesia che voglio evidenziare è quando dice "…ripetete ai vostri figli" dove si capisce che lo dice con "cattiveria", ma non con una cattiveria aggressiva, piuttosto con voce risoluta che rivendica giustizia, una voce che non vuole capiti mai più a nessun altro, nemmeno ai tedeschi e questo fa onore all’autore. Anche il titolo fa riflettere, "Shemà" significa "ascolta" in ebraico. Se ci dimentichiamo di ascoltare non potremo raccontare ai nostri figli l’accaduto e quindi quello che è successo potrebbe ricapitare, se invece ascoltiamo e comprendiamo riusciremo a capire il significato e a trasmetterlo a chiunque.