Uccise spacciatore con una fucilata in faccia, condannato a 19 anni

Il 50enne impiegato grossetano è stato riconosciuto colpevole di omicidio. Ma non della premeditazione

Il punto di Cernaia dove il cinquantenne sparò all’uomo, uccidendolo

Il punto di Cernaia dove il cinquantenne sparò all’uomo, uccidendolo

Grosseto, 29 settembre 2022 - Diciannove anni per l’omicidio di Dekhir Abdelilah. E’ questa la decisione della Corte d’Assise del tribunale di Grosseto che ieri mattina ha condannato Filippo Guerra, il 50enne grossetano che il 20 agosto del 2020 uccise con un colpo di fucile al volto il pusher marocchino nelle campagne di Cernaia vicino a Grosseto per questioni legate alla droga. Durante la lettura del dispositivo, il grossetano non c’era, si trovava nel carcere di Siena dove è rinchiuso da due anni. Ad ascoltare la sentenza pronunciata dal presidente Laura Di Girolamo, c’era solo il suo avvocato, Lorenzo Mascagni. Il collegio era composto anche dal giudice a latere Marco Bilisari e dalla giuria popolare. La camera di consiglio è stata breve: Filippo Guerra è stato condannato a diciannove anni e al pagamento delle spese di carcerazione e di processo.

L’uomo è stato anche naturalmente interdetto dai pubblici uffici: la Corte d’Assise ha anche disposto la confisca e la distruzione dell’arma. Lo sconto di pena è arrivato perchè il collegio ha riconosciuto che si è trattato di un omicidio senza premeditazione ed è stato quindi applicato uno sconto di pena per il rito abbreviato. Il sostituto procuratore che con un’indagine lampo aveva chiuso le indagini, Giampaolo Melchionna, aveva chiesto la condanna a 30 anni dell’impiegato, che ha compiuto cinquanta anni. "Una pena - ha spiegato Melchionna - che sarebbe stato il massimo di quella scontabile".

Guerra però ha sempre collaborato anche in sede processuale ed ecco perchè il collegio ha deciso di applicare le attenuanti generiche. Secondo il giudice Guerra avrebbe ucciso lo spacciatore marocchino alle porte della città in piena campagna per "motivi economici", come ha infatti ricostruito il pm in aula durante le fasi del processo. Guerra faceva uso di cocaina, spendendo circa 80 euro al giorno. Soldi che non aveva perchè guadagnava circa mille euro al mese. Una dipendenza vera che però non era corroborata da una dipendenza economica. Qualche soldo lo riceveva dal padre ma non gli bastavano per comprarsi la droga. Secondo la difesa portata avanti da Lorenzo Mascagni invece, Guerra e il pusher avrebbero avuto rapporti cordiali e dunque il movente non ci sarebbe stato come invece aveva portato avanti la Procura. "E’ stata esclusa la premeditazione - ha detto l’avvocato Lorenzo Mascagni alla fine della lettura del dispositivo - ed è stato applicato sconto che avevo richiesto in fase di udienza preliminare". Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.