MATTEO ALFIERI
Cronaca

“Sirene e caos. Poi la disperazione”. La strage di Ribolla 70 anni fa

Il ricordo di Valter Scapigliati che perse il babbo nel pozzo Camorra. Sabato arriva anche Landini

La strage di Ribolla 70 anni fa

La strage di Ribolla 70 anni fa

Roccastrada (Grosseto), 1 maggio 2024 – Il 4 maggio del 1954 in una miniera di lignite a Ribolla, gestita dalla società Montecatini, si verificò un’esplosione di grisou a 260 metri di profondità, provocando la più grave tragedia mineraria italiana del secondo dopoguerra. Quarantatré minatori persero la vita. Il processo contro i dirigenti della società, svoltosi a Verona per impedire che l’opinione pubblica locale ne condizionasse l’esito qualora si fosse tenuto a Grosseto, si concluse con l’assoluzione di tutti gli imputati. Sono passati 70 anni da quella maledetta esplosione. Una ricorrenza quella di sabato alla quale, proprio per il suo valore simbolico, sarà presente il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini che parteciperà alla cerimonia commemorativa in piazza del Monumento al Minatore a Ribolla. Una ricorrenza quanto mai attuale nel suo significato profondo, che ci ricorda come oggi, a 70 anni da quegli eventi, non possiamo dare per scontati i diritti che furono acquisiti dai lavoratori che ci hanno preceduto. Una tragedia annunciata, perché le misure di sicurezza erano poche e i pericoli invece erano tanti. Senza dimenticare quella strana coincidenza nella date, come se la Miniera pretendesse le sue vittime ogni dieci anni. Nel 1925 per uno scoppio di grisou, nel 1935 per una inondazione dopo l’esplosione di una mina, nel 1945 fu ancora il gas ad uccidere. Alle 8 e 40 del 4 maggio 1954 il destino della miniera fu deciso nella sezione «Camorra sud». Il primo turno era appena sceso, quarantasette persone, compreso il sorvegliante, avevano da poco iniziato a lavorare. L’esplosione fu di una violenza incredibile con effetti termici devastanti ma anche effetti dinamici di spostamento d’aria lungo le gallerie. «Cosa mi ricordo di quel giorno? Tante ambulanze, sirene. Urla disperate. Poi fui protetto dai nonni». A parlare è Valter Scapigliati. Aveva 4 anni e in quella tragedia perse il babbo Antonio, il cui corpo fu recuperato proprio nel pozzo Camorra. «Ribolla non è solo la tragedia del 1954 – aggiunge da storico –. Queste terre hanno inghiottito più di 200 morti. E la statistica parte dal 1894, chissà quanti minatori prima ci lasciarono la vita». Oltre 150 le vittime dimenticate dunque. Furono Luciano Bianciardi e Carlo Cassola a portare alla ribalta lo scoppio del 1954 raccontando tutto ne «I minatori della Maremma». Scapigliati racconta uno spaccato della tragedia troppe volte lasciato in disparte, quello di tanti orfani che furono presi in carico dagli enti statali. «L’ente nazionale di assistenza degli orfani dei lavoratori italiani e la Pontificia Opera Assistenza svolsero un lavoro nascosto ma fondamentale – racconta Scapigliati –, io stesso fui portato ad Anzio a Villa Pia per frequentare la quarta e la quinta elementare. Mi ricordo un paese distrutto dai bombardamenti, questo grande parco dove c’erano le palme da dattero che colpivamo con i sassi per mangiare. Mi ricordo le passeggiate in spiaggia alla villa di Nerone dove raccoglievamo le telline. E anche le partite di baseball a Nettuno».

La mente ripercorre quei momenti: «Mangiavamo del roastbeef in salamoia che ci veniva dato in lattine americane. Spesso veniva a trovarci Giulio Andreotti, intorno a noi rovine e proiettili. Retaggio dello sbarco degli americani e della guerra che era finita da poco». Flash che non nascondono la tristezza. «A Ribolla tornavamo per le feste. Ma mai fu più come prima».

«Il 2024 è iniziato nel peggiore dei modi per il mondo del lavoro – dice la segretaria della Cgil, Monica Pagni – con i due gravissimi incidenti di Firenze e Suviana. Questo Maggio, proprio per l’imminenza delle elezioni europee, richiede una mobilitazione straordinaria di lavoratrici e lavoratori, che devono a gran voce chiedere che il lavoro torni al centro delle agende politiche dei governi».