Gli incontri. La Toscana vista da Socci

Lo scrittore domani presenta il libro dove racconta la bellezza di questa terra e Cristianesimo.

Gli incontri. La Toscana vista da Socci

Gli incontri. La Toscana vista da Socci

Un viaggio tra storia, natura, borghi meravigliosi e fede. Nel Museo di storia naturale della Maremma domani alle 18 arriva il giornalista e scrittore Antonio Socci per presentare il suo nuovo libro ‘Dio abita in Toscana: Viaggio nel cuore cristiano dell’identità occidentale’. Con l’autore dialogherà Francesco Mori, storico dell’arte e pittore. Incontro organizzato dalla libreria Mondadori di Corso Carducci.

Il titolo del libro è un richiamo al passaggio del Vangelo di Giovanni, che dice ‘Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’. Un concetto che racchiude il cuore del Cristianesimo. Questo lavoro è però anche un atto d’amore a un territorio, la cui bellezza secondo l’autore non può che essere altro che la traccia di una presenza spirituale che in modo quasi spontaneo permea paesaggi, boschi, sentieri, borghi, chiese e città.

"Tra metà del Duecento e metà del Cinquecento – dice l’autore – questa terra è stata riempita dalla Provvidenza di una quantità esagerata di grazie e carismi, di tanti geni che hanno impresso un segno speciale nella civiltà occidentale e anche nella storia della Chiesa. Una bellezza che continua a incantare. La Toscana ha svolto storicamente sia a livello artistico che culturale questo ruolo straordinario di sposare il pensiero cristiano con il pensiero greco e l’arte classica. È la sua unicità. La campagna toscana è un’opera d’arte collettiva, creata dalle generazioni che si sono succedute. Lo stesso popolo che ha partorito grandi artisti".

All’inizio del libro, però, c’è quasi un monito. Sembra che l’autore voglia mettere in guardia dal rischio che tutto questo possa essere avvilito da un eccesso di turistificazione, trasformando una bellezza così ispirata in un souvenir da bancarella. "Il turismo – afferma Socci – è una cosa fantastica, se riusciamo a viverlo come una comunicazione di cultura, di arte, di vita. I flussi che vediamo oggi finalizzati al selfie non dicono niente, ma ci pongono la domanda su come noi stessi abitiamo questa terra, con quale tipo di consapevolezza e come vogliamo comunicarla".

Riccardo Bruni