Gatto arrosto, orrore alla stazione

Extracomunitario fermato e denunciato. La condanna dei cittadini: "Non c’è nessuna giustificazione"

Orrore alla Stazione ferroviaria di Campiglia Marittima. Un ventunenne della Costa d’Avorio ieri mattina intorno alle 6, ha prima ucciso un gatto e poi lo ha messo sopra un fuoco alimentato da qualche tavola raccolta per cuocerlo. "Ho fame" ha più volte gridato. Passanti indignati lo hanno filmato, una signora gli ha gridato fino a perdere il fiato, tutto il suo sdegno e decine e decine di persone hanno chiamato i carabinieri. Quando gli uomini dell’Arma sono arrivati, Konè Vakaba non ha posto resistenza.

La carcassa del gatto, che era stato messo sul fuoco con ancora il pelo, è rimasta lì. Con una bottiglia d’acqua qualcuno ha spento le fiamme. Poi intorno alle 11 una ditta privata, chiamata da Sei Toscana (che aveva ripulito il marciapiede dai resti del fuoco), è venuta a ritirare il sacco nero con dentro il gatto. In terra sul marciapiede, davanti al bar chiuso, qualche segno della cenere. Presto la piazzetta si è liberata, la gente ha preso il treno per andare a lavoro, sono rimasti solo i carabinieri, mentre la Radio mobile ha condotto il giovane alla caserma di Piombino dove è arrivato intorno alle 7. Nessun arresto per lui, è stato fermato per l’identificazione e fotosegnalazione, solo una denuncia per uccisione di animale. La legge 544 bis che stabilisce una pena da quattro mesi a due anni per uccisione e maltrattamento di animali, non prevede l’arresto.

Il giovane non è clandestino. Due anni fa è arrivato in Italia ed è stato ospite del centro La Caravella di Riotorto. Non gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico, si è appellato e sta attendendo la decisione del Tribunale di Firenze. Risulta quindi senza fissa dimora. E ieri anche davanti ai carabinieri ha gridato ancora di aver fame. Un panino, qualcosa per rifocillarsi, gli uomini del maggiore Massimiliano Massarelli glielo hanno dato, prima di lasciarlo andare. Ma certo è difficile capire come si possa arrivare a uccidere un gatto per fame, quando i centri caritas e le associazioni di volontariato hanno offerto e offrono ancora pacchi alimentari e cibo a chi è in difficoltà. L’uccisione del gatto è apparsa a tutti un atto inutile oltre che riprovevole. Un venditore ambulante senegalese che preferisce non essere fotografato spiega: "Noi non uccidiamo i gatti, non si fa, e di certo non li mangiamo". "Questa stazione è un guscio vuoto dove ci transitano i treni – commenta Roberto Acquafresca davanti al suo taxi – nessun presidio. C’è da aspettarsi di tutto. Questo è un episodio grave, ma ogni giorno qui assistiamo ad atti vandalici, la sera è terra di nessuno". "Sono sconcertato, pensavo quasi che fosse uno scherzo. Episodi simili non dovrebbero mai accadere, sono da condannare" incalza Patrizio Giannini, un pendolare che ieri mattina attendeva il treno.

"In tempo di guerra quando veramente c’era la fame e disperazione la gente mangiava anche i gatti – ricorda Michele Guerra – ma era una situazione eccezionale, veramente si poteva morire di fame. Oggi uccidere un gatto per mangiarlo è una cosa che non ha senso. Forse il ragazzo che l’ha fatto aveva qualche problema, non riesco a capire come una persona normale possa pensare di cucinare un gatto nella piazza della stazione".

"Per me i gatti sono persone di famiglia – commenta Marcella Ciocci – pensare di mangiarli è pura follia. Credo che dietro questo gesto ci siano grossi problemi, questa persona va controllata".

Maila Papi