Coronavirus. Mascherine in regalo, ci pensa la tappezzeria

Adolfo Lettieri le fa e le dona ogni sera alle 19: "Ho migliaia di richieste, non si trovano.Perché lo faccio? E’ giusto autare gli altri"

Adolfo Lettieri

Adolfo Lettieri

Grosseto, 13 marzo 2020 -  «Può colorarsi il cielo più nero della mezzanotte? Non credo". Adolfo Lettieri si lascia scappare questa frase mentre ha il capo chino sulla macchina da cucire. Gli occhiali sul naso per infilare il filo nell’ago. Che potremo chiamare della speranza e che invece è quello della consapevolezza. Di quelli che invece che stare a guardare i social che contano i contagi di questo maledetto coronavirus ha deciso di fare qualcosa. Vicino alle Mura di Grosseto ha una tappezzeria, che gestisce insieme al figlio Alessio. E’ arrivato da Napoli 40 anni fa. E sono tre giorni che va a casa solo per dormire. Messi da parte cuscini, divani e tende, ha deciso che da qui in avanti, finchè potrà, cucirà solo mascherine, ovvero quei presidi medici, introvabili in tutta Italia, che possono risultare decisive per arrestare il virus.

"E’ stata un’idea di mio figlio – inizia – Ci siamo guardati negli occhi ed è stato un attimo. Iniziamo a cucire le mascherine per chi ha bisogno". Adolfo e il figlio fanno tutto a titolo gratuito. "Queste mascherine non sono quelle originali, ci mancherebbe. Sono però di tessuto Tnt, antistatico e anallergico – aggiunge – che si usa per i cuscini e i divani. Abbiamo provato anche a fare un test: se si soffia verso uno specchio non viene l’alone. Il che vuol dire che non traspira nulla". In tre giorni ne ha cucite più di duemila. E appena si è sparsa la voce il suo negozio e il suo profilo Fb è stato preso d’assalto. "Guardi – dice – ho ricevuto migliaia di richieste: dalle case di cura, dalle forze dell’ordine, anche da alcuni presidi medici della Sardegna e del Nord Italia. Non me lo aspettavo. Ma sa perché? Perché le mascherine non ci sono".

Una valanga di mani tese che Adolfo Lettieri non poteva non afferrare. "Ho calcolato che per finirne una ci vuole un minuto. Ieri ho esaurito l’elastico ma l’ho subito riordinato e ho ricominciato a produrle. Ho deciso di chiudere il negozio e di riaprilo tutte le sere alle 19 dove le distribuirò, gratuitamente, a tutti quelli che le vorranno. Ma ho dovuto mettere un cartello perchè altrimenti non riuscivo a lavorare". Insieme al figlio ha deciso di privilegiare donne, anziani e bambini. "E’ una cosa incredibile quella che sta succedendo. Ricevo migliaia di ‘grazie’ da persone che non conosco. Ma ho due mani e non riesco ad evadere tutti gli ordini, posso solo promettere che cercherò nel massimo delle mie possibilità di continuare a cucire mascherine finchè ce la farò". E i soldi? "Non mi piace speculare sulle disgrazie altrui. Abbiamo deciso di cucire queste mascherine gratis e lo faremo. Ci sono persone che vorrebbero pagarle, ma ci rifiutiamo di prendere i soldi". La solidarietà al tempo del Coronavirus è questa. Quella che ricorda che dopo la notte sorge sempre il sole.  

Matteo Alfieri