Il carcere di Grosseto verso la chiusura: eppure era stato riqualificato da poco

Preoccupazione dai sindacati: "Manca solo la firma del Ministero"

La struttura di via Saffi

La struttura di via Saffi

Grosseto, 1 aprile 2019 - "Il carcere di Grosseto chiuderà molto presto, manca solo a firma del Ministro della Giustizia". A dare l’allarme è Francesco Sansone coordinatore provinciale della Polizia penitenziaria Uil, che afferma: "L’informativa indirizzata al capo del dipartimento Francesco Basentini (nota del 7 marzo scorso), firmata dal provveditore Toscana-Umbria dell’amministrazione penitenziaria, Fullone, non lascia spazio a diverse interpretazioni". Certo è che tutto avviene dopo poco tempo che sono stati ultimati i lavori dell’impianto di videosorveglianza, armeria, portineria, cosa questa che ancora di più ci lascia esterefatti rispetto a spese che potevano a questo punto essere evitate. Sulla base di queste poche indiscrezioni, l’organizzazione sindacale Uil-PA Polizia Penitenziaria critica tale scelta affermando “No alla chiusura della casa circondsariale di Grosseto, se non prima di provvedere a realizzare un nuovo carcere nella città di Grosseto".

"Da contatti avuti immediatamente dopo aver appreso la notizia con il sindaco, ci risulta la piena disponibilità da parte del comune alla cessione di una ex struttura militare, affinché si possa pensare di realizzare il nuovo carcere – prosegue la Uil -. Questa soluzione sembrerebbe non essere stata minimamente percorsa dall’amministrazione penitenziaria, ferma nel proprio intendo di chiusura. Sembrerebbe quindi che l’amministrazione penitenziaria, abbia solo posto la propria attenzione all’aspetto puramente economico, non tenendo conto altresì di quanti lavorano quotidianamente nella struttura, sia esso personale della Polizia penitenziaria che delle funzioni centrali oltre al comparto sanità e del disagio che potrebbe derivarne. Pertanto in virtù di quanto detto chiediamo un urgente incontro sulla questione".

"L’inserimento di questo istituto penitenziario nel piano di chiusura è determinato, così come si legge nel documento, dalle criticità: legate alla carenza di personale: “previste in organico 37 unità ma in forza 26 unità, di cui 5 unità sono assegnata al nucleo traduzioni interprovinciale, e 2 usciti a seguito delle revoche dei trasferimenti disposti ai sensi della L. n. 104/1992”. Alla capienza massima: inferiore a 50 unità detentive; strutturali: gli spazi sono “augusti ed inadeguati rispetto alle esigenze penitenziarie: la mensa di servizi è ricavata in una stanza angusta all’interno di un edifici".