Rinaldi corre verso il Mondiale: "Io ci credo"

Il pilota del Team Aruba-Ducati accende il 2021 della Superbike. "Occasione unica grazie a Cecconi. E poi, avere accanto Serafino..."

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di Riccardo Galli

L’occasione di Michael è di quelle che fanno schizzare in alto l’indice dell’orgoglio e delle ambizioni. E così, il salto targato Superbike di Rinaldi, 25 anni fra un mesetto, diventa una storia tutta da raccontare.

Salirà in sella a una Ducati, il pilota romagnolo, quella del Team Aruba.it-Racing. Team che nasce, corre e sogna su un’asse tosco-emiliana e che con Rinaldi (prima vittoria in WorldSBK quest’anno ad Aragon con il team Go Eleven) punta a un 2021 dalle emozioni forti.

"E se potessi – inizia Rinaldi – vorrei già che fossimo al via della stagione. Vorrei fossero i giorni in cui si tornerà in pista. Ho una voglia matta di iniziare quest’avventura… Sono salito sulla Ducati (nei test di fine stagione 2020, ndr) solo per 25 giri, poi, eravamo in Portogallo, si è messo a piovere e… addio. Così mi piace pensare già al futuro, alla voglia di vincere che ho io e che ha questo team".

Tutto questo grazie al suo 2020 assolutamente positivo?

"Di sicuro sono molto contento e la stagione è andata oltre le migliori aspettative. Tutto qeusto senza dimenticare che purtroppo il 2020 è un anno segnato da questa terribile emergenza sanitaria. Ma se adesso sono qui lo devo anche al rapporto speciale che ho da sempre con gli uomini di Aruba, con il team principal Stefano Cecconi, con Serafino Foti… E’ grazie a loro che qualche anno fa sono entrato nel progetto Team Aruba.it-Racing junior passando dall’esperienza nella 600 stock alla categoria 1000. Ho iniziato con loro un percorso importantissimo e che adesso mi fa guardare avanti con mille ambizioni".

In una parola, Cecconi per il motociclismo e per lei è...?

"Con Stefano ho un rapporto straordinario, che va oltre quello pilota-responsabile del team. C’è un’amicizia profonda fra noi. Cecconi mette una passione unica in quello che fa e la trasmette a tutti. Qui, in Aruba è davvero come essere in famiglia, poi...".

Poi?

"E’ chiaro che questo non condiziona il nostro essere professionisti. Stefano è esigente e perfezionista, proprio come d’altra parte, lo sono io".

E sulla carta d’identità di Serafino che cosa farebbe scrivere?

"Che è unico. Che forse, lui e Cecconi sono la stessa persona, tanto sono motivati e preziosi per il team. Serafino... del paddock e della pista sa tutto, ma proprio tutto. Lui è il cuore della squadra".

Che effetto le fa prendere il posto di Davies? Si dice che fra voi...

"Fra noi c’era e rimane un rapporto di grandissima stima. Chaz è sempre stato gentile con me... Me lo ricordo sotto il podio a festeggiare i miei risultati. Gesti importanti, che spiegano bene il rapporto fra me e Davies. Poi, è chiaro, ci siamo trovati in un certo modo a lottare per la stessa cosa e quando a me è arrivata l’occasione di arrivare in Aruba e di poter avere una moto da mondiale... beh, non potevo certo dire di no, pensando a lui. Chi l’avrebbe fatto?". Nessuno.

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