
Una storia incredibile, quasi beffarda, come solo il pallone può raccontare. Oggi fa parte dell’ordinario, perché i calciatori cambiano squadra quasi nell’intervallo delle partite. Potere, o dolore, del calcio moderno. Eppure, correva l’anno 1981, Maurizio Restelli aveva disputato le prime amichevoli e le foto con la maglia viola. Quella del giglio alabardato che oggi (più piccolo) è sulle maglie di Biraghi e compagni. Era la stagione del ’Meglio secondi che ladri’, per intendersi, ma Restelli l’ha vissuta però dalla parte del Cagliari. Si trasferì sull’isola proprio alla vigilia del campionato e partecipò con il cuore diviso all’ultima giornata che decise lo scudetto e la salvezza del Cagliari. Una beffa vedere i suoi ex compagni a testa bassa, mentre attorno a lui la festa dei cagliaritani per la la salvezza ottenuta proprio all’ultimo. Sentimenti contrastanti per chi aveva lasciato parte di sé (e qualcosa in più) a Firenze, macinando i chilometri per proteggere l’unico 10 (il nome è superfluo), firmando il suo gol più bello a San Siro contro l’Inter. Rete entrata nella storia dal portone principale.
Come detto, Restelli era troppo legato alla città, chiudendo la sua carriera nel Firenze Ovest, dopo essere passato anche dalla Rondinella: due società storiche. Ma il pallone non era il suo unico interesse. Finita la carriera entrò come socio della Triglia srl, azienda leader nel settore alimentare ora a Migliarino, ma nata in un deposito tra Grassina e Impruneta nel 1957. Dalla pasta d’acciughe alle specialità gastronomiche: un percorso fatto di passione e professionalità. Come in campo, ovviamente.