
Tifosi della viola che condividono momenti di gioia e sofferenza durante la partita
Che forza Moise Kean. E chissà quanti appunti avrà continuato a prendere su di lui il ct azzurro, Luciano Spalletti. Già, perché Moise è il bomber viola, ma è sempre più anche il bomber della Nazionale. Due colpi all’Inter, a quell’Inter che alla vigilia poteva sembrare non sono imbattibile ma addirittura inavvicinabile. Due gol, due incursioni, una via l’altra, e Kean ha steso l’avversario. Raggiungendo - dato che racconta bene la potenza dell’attaccante - quota 15 gol nella classifica cannonieri della Serie A. Quindici, giusto per ribadire il numero, ovvero roba che a Firenze non si vedeva dalle stagioni di Batistuta e Toni. Kean è stato micidiale e non solo per la doppietta.
Kean è stato micidiale anche nella mole di gioco che ha prodotto. Ed è stato micidiale anche nel rispetto dell’assetto tattico che gli ha cucito addosso Palladino, ovvero calarsi nei panni del punto di riferimento del gruppo. Di ognuna delle giocate che la Fiorentina andava a impostare. Partendo dal basso, o accendendosi sulla linea di mezzo. Kean ha lottato come un eroe davanti alle botte di Bisseck, alle elevazioni di De Vrij, alle zone di campo chiuse da Bastoni. Un minimo spazio a disposizione e Moise era lì, per provare a buttarla dentro. Per lui, per la Nazionale ma soprattutto per la Fiorentina. Due gol, un’ammonizione per la maglia volata via, l’abbraccio dei compagni, le spinte degli uomini della panchina nel tentativo di… abbatterlo. Lui che non si fa abbattere ma che la butta dentro. Per poi godersi la festa con i tifosi. Super Kean ha colpito ancora. E in campionato sono già 15 volte.
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