
Non ha rinnovato e pare possa andarsene. Se accadesse, la Fiorentina perderebbe l’unico presidio di violitudine in una rosa fatto di tante anime distanti. Perché Lorenzo Venuti da Montevarchi, dentro lo spogliatoio è una sorta di Virgilio dell’appartenenza, il calciatore-tifoso chiamato a spiegare cosa sia la fiorentinità a chi arriva da lontano. Già, la fiorentinità dentro la Fiorentina. Il primo a rappresentarla fu forse Carlino Piccardi, il ragazzo del Campo di Marte. Per dieci anni, dal 1937 al 1947, giocò terzino in viola e il soprannome di "spazzarotaie" bene descrive il suo calcio che non andava per il sottile. Nella sua Fiorentina che andò a vincere nel 1941 sul campo della Juve, il gol della vittoria lo segnò Giovacchino Magherini della Rufina.
Qualche anno dopo, nel 1947, in porta arriva il primo portiere fiorentino, Arduino Romoli, mentre il lastrigiano Egisto Pandolfini incanta fino al 1952. Lo scudetto del 195556 lo si vince anche per un ragazzo delle Sieci che si spolmonava per il campo, quel Maurilio Prini che diventò il vero equilibratore di quella squadra. Nel trionfo in Coppa delle Coppe nel 1961 c’è traccia di un difensore-roccia di Signa qual era Piero Gonfiantini e lo scudetto operaio del 1969 lo si vince anche con le 6 presenze di Pierluigi Cencetti da Barberino Val d’Elsa. Nella Fiorentina col tricolore sul petto fa il suo esordio Fabrizio Berni, stopperone nato a Castelfiorentino mentre è il barone Liedholm a fare esordire nel 1971 il ragazzo di San Frediano Andrea Birillo Orlandini, che resta nell’immaginario per quella gara con la Nazionale contro l’Olanda nella quale fu chiamato a marcare l’immarcabile Johann Cruyff. Da Fiesole veniva invece Alessio Tendi, terzino di lotta e di governo della fatica, che un giorno col pallone disegnò un arcobaleno di fronte al quale lo juventino Zoff non poté che inginocchiarsi e raccogliere poi la sfera nella rete. In quel finire degli anni ‘70 in mezzo al campo disegnava calcio anche Antonio Di Gennaro, centrocampista di talento e di intelligenza, che Firenze non seppe aspettare, lasciando che fosse Verona a godersi in pieno la sua classe.
Sauro Fattori, centravanti elettrico d’Oltrarno, resta l’unico fiorentino in viola capace di segnare una doppietta in serie A nella trasferta di Catanzaro. Anche Giacomo Banchelli da Montelupo di professione faceva il centravanti. Nella Fiorentina debuttò a soli 16 anni e nell’anno della B i suoi 5 gol furono utili per la risalita. In quella squadra a centrocampo tesseva calcio Daniele Amerini e in quel tempo un ragazzo dell’Isolotto si guadagnò persino un coro dalla curva. "Il ragazzo gioca bene", ovvero Francesco Flachi, aveva 17 anni quando sbucò per la prima volta dal tunnel sotto la Fiesole. La classe era nitida, accompagnata però da altri problemi che fecero sì che solo a Genova questa esplodesse in tutta la sua luccicanza. Un altro fiesolano quale Emiliano Viviano ha difeso solo per un anno la porta viola, mentre Samuel Di Carmine lo abbiamo intravisto per pochi minuti in A e per un gol in coppa Uefa. Frammenti di fiorentinità in campo, forse troppo pochi per una squadra che fa del senso di appartenenza una bandiera insgualcibile dal tempo.