Il confronto fra due tecnici "controcorrente». Gioco, idee, ambizioni. Così uguali, così diversi. Italiano (ri)sfida Gasp

L'articolo confronta le differenze e somiglianze tra i tecnici Gasperini e Italiano, evidenziando le loro diverse filosofie di gioco e approcci alla gestione della squadra. Si sottolinea l'importanza della partita in corso e l'aspettativa dei tifosi.

Gioco, idee, ambizioni. Così uguali, così diversi. Italiano (ri)sfida Gasp

Gioco, idee, ambizioni. Così uguali, così diversi. Italiano (ri)sfida Gasp

Le cose che Daniele Silvestri aveva in comune con la sua morosa erano 4.850 e non serve affidarsi a un matematico per capire come fra Gasperini e Italiano le similitudini siano assai meno. Già, le cose in comune fra Giampiero e Vincenzo, i due tecnici contro di stasera. Intanto entrambi sembrano convinti che solo sul vocabolario la parola "successo" possa arrivare prima della parola "sudore". Per questo entrambi hanno catechizzato i propri giocatori al credo che se sul campo non dai tutto, alla fine non hai dato niente. In comune, poi, i due hanno anche l’alta considerazione di loro stessi: entrambi quasi mai in cravatta ma con la convinzione di appartenere a una borghesia ben vestita del football. Essendo poi entrambi permalosi, il loro dopogara è fatto spesso di ruvidità, anche se Gasp si porta addosso senza mai toglierla la predisposizione d’ordinanza all’accidia, mentre Vincenzo, dopo essersi sfogato con i malcapitati del parterre di tribuna, si riacquieta nei panni di un diplomatico e innaturale bon ton. Fine delle cose in comune.

Per il resto tutto nel loro calcio è diverso. Così, mentre Gasp per mettere in campo le sue squadre sembra ispirarsi alla verticalità del Pirellone, nel calcio di Italiano vedi la rotondità orizzontale e avvolgente del Trasimeno. Certo, entrambi sono affascinati dal calcio olandese di Rinus Michels & C, ma mentre il primo lo ha innestato di italianità trasportando nel terzo millennio l’ottocentesca marcatura a uomo, il secondo lo ha mantenuto puro in quel credo fideista che finché ho il pallone io, gli altri non possono segnare. Da qui l’ossessione di Italiano per il possesso palla che per Gasp rappresenta invece un’opportunità e non un dogma. Non solo.

Mentre il primo ha fatto della difesa a tre il suo marchio di fabbrica, il secondo sembra viverla come un’offesa, adottandola rarissimamente al punto che, della volta che l’ha usata col Bologna in coppa, se ne parla come della nevicata dell’85 o di quando Fiorentina-Pistoiese fu interrotta dagli Ufo. Roba dell’innaturale. E ancora. Mentre Gasp è cinicamente piemontese, Italiano è perfidamente mediterraneo. Se il primo denuncia con le iperbole, il secondo accusa con i silenzi. Poi: mentre uno, da Kjaer al Papu Gomez, esclude con lo scontro, il secondo isola senza annunciarlo (Infantino docet). E se il primo appare laico per scelte e comportamenti, il secondo (Italiano) lo diresti calvinista per l’etica quasi religiosa del lavoro sul campo.

Ora: quale delle due versioni di calcio sia più appagante è difficile da stabilire. Di certo l’esperienza indica che il calcio di Italiano ha messo spesso in crisi quello di Gasperini. E i tifosi viola sperano che ciò possa ripetersi anche stasera, in una gara che per i gemelli diversi in panchina rappresenta un crocevia. Quello che potrebbe portare a un trofeo che nessuno dei due per ora ha mai alzato. Un’altra cosa in comune che, a fine campionato, potrebbe non esserlo più. Non c’è bisogno di specificare, nel caso, chi sarebbe fra i due tecnici quello che Firenze vorrebbe restasse col cruccio.

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