
Lo striscione della Fiesole al ritorno alla prima da ex di Pioli: era il 22 febbraio 2020
Minuto numero 84 di una gara destinata a segnare in via definitiva una stagione iniziata coi sogni europei e finita con l’incubo retrocessione: Fiorentina-Frosinone, in programma il 7 aprile 2019 al Franchi, è stata di fatto l’inizio della fine. Col gol-vittoria di Ciofani (0-1) a pochi minuti dal termine che, per l’effetto domino, provocò nell’ordine: l’addio di Stefano Pioli (le sue dimissioni arrivarono due giorni dopo, in seguito a un duro comunicato della famiglia Della Valle), l’arrivo di Montella, l’eliminazione in semifinale di Coppa Italia e la salvezza alla 38ª giornata in un terribile 0-0 col Genoa. Sei anni dopo quell’ultima partita, il filo rosso tra il tecnico emiliano e la Fiorentina potrebbe di nuovo ricucirsi, in un clima per certi aspetti simile ad allora (la Curva era in aperta contestazione) ma se non altro con tutt’altre aspettative (la rosa attuale arriva da un 6° posto e una semifinale europea). Già, ma che fine ha fatto quel gruppo del 2018/19 che pur avendo passato il Natale a -3 dalla Champions evitò la B all’ultimo tuffo?
Iniziamo col dire che l’unico "superstite" di quella rosa è Terracciano, che allora era la riserva di Lafont (oggi al Nantes) mentre solo Mirallas e Benassi hanno smesso di giocare (il mediano, che chiuse la stagione da capocannoniere della squadra, è un collaboratore di Galloppa in Primavera). E gli altri? Tolto Laurini (che si era fermato salvo firmare due anni dopo per il Pietrasanta), tutti gli altri sono ancora professionisti a discreti livelli, qualcuno persino ad ottimi, tra l’Italia e l’estero, dove gioca la maggior parte. Tanti hanno un ottimo ricordo del loro ’vecchio’ allenatore e tanti sono stati quelli che hanno cercato comunque di farlo recedere dalla sua decisione di lasciare la squadra dopo, appunto, quel fatidico minuto numero 84.
Tra Serie A e B, oltre a Terracciano, troviamo Biraghi (Torino), Ceccherini (Cremonese), Simeone (Napoli) e Vlahovic (Juventus) mentre fuori dal Bel Paese hanno fatto parlare di loro il già citato Lafont, Pezzella (River), Milenkovic (Nottingham), Gerson (Flamengo), Veretout (Lione), Chiesa (Liverpool ma di rientro in A), Muriel (Orlando, negli Usa), Hancko (Feyenoord, oggi vale 40 milioni), Vitor Hugo (Atletico Mineiro), Norgaard (colonna nel Brentford di Kayode), Dabo (Sepahn, in Iran), Pjaca (Dinamo Zagabria) ed Edimilson Fernandes (nell’ultimo anno al Brest) oltre alle meteore Montiel e Graiciar (con quest’ultimo che oggi è mental coach). Il team manager di allora, Marangon, lavora al Milan mentre il dg Corvino è tornato nella sua Lecce. Sono passati sei anni, sembra passata un’era geologica.
Andrea Giannattasio
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