
di Enrico Salvadori
Riscuote uno stipendio che non raggiunge i centomila euro e segna tre gol nella semifinale playoff della serie B. Mentre dall’altra parte il super pagato bomber, sceso controvoglia tra i cadetti con un ingaggio che sfiora i 4 milioni, rimane all’asciutto. Ma questa bella storia non può essere raccontata solo con le aride cifre. Perché è un racconto fatto di competenza, voglia di riscatto, di continuare a credere nelle proprie possibilità e, perché no, di un po’ di fortuna. Questa storia ha un’istantanea: la foto di un Mario Balotelli stranito che guarda l’avversario esultante e dice "Ma questo chi è?". Si chiama Enrico Baldini, 25 anni, di Massa. Una sua tripletta ha lanciato il Cittadella, la squadra dei miracoli, verso la finale playoff che vale la serie A. Davide ha battuto Golia.
Baldini ha affondato la corazzata Monza, la squadra milionaria di Berlusconi e Galliani che schiera l’ex SuperMario il cui stipendio è molto superiore alla somma di quelli della formazione avversaria. Giusto che la copertina la prenda questo ragazzo apuano che solo in gennaio recitava una parte anonima in serie C. Dopo un passato nelle giovanili di Tirrenia Ronchi, Carrarese e dello Spezia, Enrico arriva con tante speranze all’Inter. Vince un Torneo di Viareggio e una Coppa Italia Primavera, esordisce anche in prima squadra in Europa League col Qarabag. Poi inizia la trafila dei prestiti in B. Alla Pro Vercelli, all’Ascoli dove segna il primo gol tra i professionisti. Ma in B non c’è quello spazio che trova invece a Fano, dovendo però scendere in serie C.
E’ qui che lo straordinario dg del Cittadella Stefano Marchetti, autentico cacciatore di talenti anche da rilanciare, lo scova portandolo alla corte del suo Cittadella. Mai aveva segnato una tripletta, Enrico Baldini, perché è una punta esterna e di solito lui apre le difese e fornisce gli assist. Ma lunedì sera sembrava Pablito Rossi contro il Brasile. Dal rischio retrocessione in serie D (il Fano giocherà sabato prossimo i playout in terza serie) a giocatore decisivo in una gara che vale quasi la finale per la serie A. Baldini è un anti personaggio. Il classico bravo ragazzo legato alla famiglia che abita a Massa, un calciatore che non sfodera tatuaggi e che un tifosissimo della Juventus e di CR7 nonostante i suoi trascorsi nell’Inter. "Ho fatto una bella gavetta in serie B di tre anni a Vercelli e Ascoli – dice Enrico - ma ero giovane e probabilmente non pronto. Ora grazie al Cittadella mi sento preparato per una grande ribalta anche se c’è molto da lavorare". L’umiltà del resto lo ha sempre contraddistinto. Sentimento che è proprio dell’ambiente del Cittadella che raggiunge risultati straordinari perché ha una grande famiglia alle spalle (Gabrielli, settore acciaio) e amministra bene i soldi. E qui torniamo alle cifre: il monte ingaggi del club granata è complessivamente di 3,2 milioni, quello del Monza è di 19 milioni. I miracoli nel calcio esistono. Baldini vuol trascinare ancora il Cittadella e in ogni caso il suo obiettivo lo ha raggiunto. E’ tornato a sentirsi un attaccante decisivo.
Ma Enrico Baldini non è il solo giocatore toscano che ha vestito i panni del fanciullo Davide capace di sconfiggere il gigante. Graziano Mannari, soprannominato Lupetto, da Nibbiaia (Livorno) a 19 anni realizza un gol del 3-0 del Milan al Real Madrid al Bernabeu, irridendo gli spagnoli. Nel 2002 da esordiente in serie A l’empolese di adozione Totò Di Natale segna al debutto al Como e rifila una tripletta alla Reggina. Aveva 19 anni il grossetano Marco Branca quando festeggiò la sua prima rete nei prof che consentì al Cagliari di battere il Parma. Assomigliava fisicamente più a un Golia l’apuano Giorgio Chinaglia che, poco più che ventenne, al debutto in serie A nella Lazio (stagione 69-70) mette il suo nome 12 volte nel tabellino dei marcatori biancocelesti. Arrivava dalla C (Massese. Internapoli) e quattro anni dopo vincerà lo scudetto.