De Sisti, la tuta ritirata e il passaggio in viola

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"Sono venuti i magazzinieri della Roma a riprendersi la tua borsa e la tua tuta". Così il romano e romanista Giancarlo De Sisti, giovane idolo dei tifosi giallorossi, viene a sapere della sua cessione, destinazione Fiorentina. De Sisti (per tutti “Picchio“, come a Roma i bambini chiamano la trottola) sta facendo il servizio militare ed è sua madre a informarlo al telefono del “ritiro“ di borsa e tuta e del cambio di club. A 22 anni si ritrova al centro di una trattativa che cambierà il suo destino. Proprio lui che aveva segnato il primo gol in Serie A ai gigliati (Roma-Fiorentina 1-0 dell’11 marzo 1962) nell’estate del 1965 passa in viola, con la società del presidente Baglini che batte Inter e Juve a loro volta interessati a “Picchio“. Ai giallorossi vanno 200 milioni più il cartellino di Benaglia. Si tratta di un’operazione di mercato che lo porterà a una grande carriera. Centrocampista geniale, dal gioco semplice ed efficace, De Sisti sbaglia pochissimo e recupera tanti palloni. Diventa il leader di quella Fiorentina “yé-yé“ che caratterizza gli anni Sessanta, vince la Coppa Italia 1965-66 e, soprattutto, lo scudetto (il secondo e, finora, ultimo...) nel 1968-69. Della squadra campione d’Italia De Sisti è capitano e guida, tanto affidabile che spesso l’allenatore Pesaola si affida a “Picchio“ nel rapporto con la squadra: "Faccia lei, De Sisti". Da quella notizia dell’estate 1965 e dal ritiro di borsa e tuta comincia un’avventura affascinante a Firenze con 354 presenze, 42 reti ed entusiasmanti stagioni da allenatore che nessuno può portargli via.

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