Chi non accetta il ko e chi fa la sceneggiata Se perdere è un’arte

Migration

Se è nella sconfitta che si riconoscono i veri grandi va detto che nel calcio, questi, non sono poi così tanti. Tanto che la foto in cui Guardiola bacia la sua medaglia d’argento dopo aver perso la finale di Champions somiglia tanto a una rarità. Che il doping dell’ego sia una dei problemi del nostro tempo è cosa nota. Ma confondere quell’idea di vincente che vuoi dare a intendere col fatto che poi fai i capricci se ti va male va ben oltre. Ma ognuno ha le sue ragioni, che comunque somigliano a delle bizze infantili: gli inglesi che si sfilano dal collo la medaglia dopo la finale persa con l’Italia, Vlahovic rabbuiato che se la toglie di dosso all’Olimpico, la sceneggiata di Allegri: tutto racconta la naturale predisposizione a non accettare che ci sia qualcuno più bravo di te.

Va anche detto che la Juventus con zero tituli può sempre ricordare al mondo che quest’anno le uova di Pasqua più vendute siano proprio quelle vestite di bianconero, e questo dato potrebbe aiutare il tifoso deluso a superare il disagio. Ma a proposito di zero tituli. Che Mourinho sia un comunicatore abilissimo è cosa nota. La Roma a Firenze non ha toccato palla, però Banti, uomo del Var, deve spiegare perché ha chiamato Guida in occasione del rigore concesso a Gonzalez. Pur ammettendo la superiorità dell’avversario (eh beh), comunque vince il complesso di persecuzione. Come dire: abbiamo perso, però… Niente di nuovo, d’altra parte, senza voler fare paragoni ma solo per capire il trend di queste fase storica, è bene ricordare che ci sono ex presidenti degli Stati Uniti che, pur di non ammettere la sconfitta, hanno scatenato la folla contro il palazzo in uno dei giorni più bui della democrazia americana.

La verità è che saper perdere è un’arte e per questa serve talento. Che poi il calcio sia pieno di misteri non lo scopre certo Mourinho. Ma ognuno ha i suoi problemi con la classe arbitrale, perfino chi di solito ne trae vantaggi. Quindi meglio accettare il fatto che la tua squadra ha perso meritatamente. Fai anche bella figura. Poi l’allusione al Banti livornese fa sorridere, considerato che dalle nostre parti come esci dal casello Fi Nord o Fi Sud il tifo sportivo spesso (non sempre) preferisce le strisce alla tinta unita. Sarebbe bello se il calcio trasmettesse valori, come ogni tanto per fortuna riesce a fare. Basta cercare quelle notizie che fanno bene al cuore. E anche sui campetti assistiamo a scene inquietanti, come quel padre che aggredisce l’arbitro che ha osato ammonire il figlio in una gara under 14, poi succede che una ragazzina fuggita dall’Afghanistan e accolta al Lebowski, segna la rete che porta la squadra a un passo dalla C. La paura, la fuga, un gol che ti rimette in corsa col sorriso in faccia. Perle di vita vera in un mondo pieno di ipocrisia.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro