
Schegge di storia viola che emergono fiere, sottolineando come anche chi ha accarezzato la Fiorentina, resta legato ai suoi colori e impresso nella memoria di chi con lui ha condiviso sogni e speranze. Ecco che una foto diventa storica, pur sbiadita nella memoria, come quella che Michele Avino custodisce gelosamente. E’ l’agosto del 1975 e, fresco sposo, il giovane attaccante partenopeo (nato a Ottaviano il 13 giugno del 1953) prima di partire con la prima squadra per il ritiro di Massa Marittima viene immortalato con l’intera rosa con la nuova maglia. Casacca unica nella storia della Fiorentina: il giglio di Firenze, infatti, sovrasta la coccarda della Coppa Italia vinta poche settimane prima. Un orgoglio e una responsabilità per il ragazzo prelevato dalla Laurenziana (non quella di Rifredi, ma della sua città, segno del destino) nel 1969.
Ci crede la dirigenza viola in questo attaccante partenopeo mandato a farsi le ossa, come si diceva un tempo, nel circondario toscano: Rufina, Rondinella e Viareggio. E alla luce delle buone prestazioni, nel 1975 appunto, Miché, viene chiamato dai ’grandi. Desta subito una buona impressione nella prima uscita stagionale e nell’amichevole con la Massetana Mazzone lo spedisce in campo al posto di Beatrice: risultato finale 10-0.
In quel periodo le preoccupazioni per Sor Carletto sono diverse. Hanno nomi importanti: Galdiolo e Bertini erano reduci da operazioni al menisco. A questi si aggiunse il ritardo dell’accordo contrattuale tra la società e... Antognoni. Ma l’unico a non essere preoccupato era il presidente Ugolini, sicuro che con Giancarlo l’intesa sarebbe stata trovata. Detto fatto. Avino continuava a dare spettacolo sulla fascia sinistra, mettendo in mostra numeri importanti in campo e gag fuori dal comune nello spogliatoio, aiutato dalla classica verve tutta partenopea, contagiosa. Insomma, la squadra lo aveva preso in simpatia, anche per le sue qualità umane. Ma la concorrenza era davvero spietata. Tanti puledri di qualità, a cominciare da Caso, Speggiorin, Pagliari, ma anche Casarsa, Desolati e il giovane Piccinetti e la Fiorentina, per non perderlo lo mandò pochi giorni dopo in prestito al Prato.
Una vera manna per la società del presidente Alfredo Senatori, ex numero due alla Fiorentina fino al 1972 e storia ’spalla’ di Baglini. Una fortuna per tutti, perché Avino continuò a segnare come sempre e nel 1977 i suoi gol spalancarono la porta dei professionisti al Prato. Inevitabile l’acquisto a titolo definitivo e altri gol a grappoli. Oggi Michele Avino insegna calcio nella scuola dedicata al padre Pasquale, fondata nel 1982 nel paese dove partì, carico d’entusiasmo, per Firenze 53 anni fa.