
Benedetto Croce (foto Ansa)
Firenze, 23 febbraio 2023 - Nasceva il 25 febbraio 1866 a Pescasseroli una tra le personalità più autorevoli intellettuali e morali della prima parte del Novecento, Benedetto Croce.
Venne al mondo in una ricca famiglia di proprietari terrieri, ma perse i genitori a 17 anni a causa del terremoto di Casamicciola e passò sotto la tutela del senatore Silvio Spaventa, fratello di Bertrando, filosofo hegeliano, grazie ai quali crescerà in ambiente culturale e politico che lo influenzerà profondamente. Non terminò mai gli studi universitari e, dopo vari viaggi in Europa, si stabilì a Napoli. Nel 1903 creò la rivista che sarà lo strumento di divulgazioni del suo pensiero e delle sue posizioni: ''La critica'', fondata con Giovanni Gentile, con cui romperà l'amicizia quando, dopo il delitto Matteotti, da fautore del fascismo ne diverrà dichiarato oppositore, rifiutando la nomina a Accademico d'Italia, e scriverà, in risposta al ''Manifesto degli intellettuali fascisti'' dello stesso Gentile, il ''Manifesto degli intellettuali antifascisti''. Diverrà così punto di riferimento morale e culturale di molto dissenso, specie quello di matrice liberale e decadrà da senatore e ogni altra carica dopo che rifiutò di votare le leggi razziali nel 1938. Dopo la guerra, coinvolto nei governi Badoglio e Bonomi, eletto all'Assemblea Costituente, non accettò la proposta di essere candidato a Capo provvisorio dello Stato, così come poi rifiutò la nomina a senatore a vita. Nel 1946 fondò a Napoli l'Istituto italiano per gli studi storici. La dottrina crociana improntata allo ''storicismo assoluto'' ebbe grande influenza politica sulla cultura italiana e il suo pensiero, la sua ''religione della libertà'' è stata riscoperta e apprezzata specie negli Stati Uniti, mentre le sue idee estetiche, relative in particolare alla storia letteraria (a cominciare dalla sua distinzione tra arte e non arte, ''Poesia e non poesia''), hanno suscitato nel dopoguerra varie critiche. Per lui, semplificando, l'arte (qualsiasi forma d'arte) è pura intuizione, cui poi affiancherà il termine ''lirica'', a precisare che, a prescindere dal genere cui l'opera può ascriversi, l'arte è sempre ''espressione di un sentimento'', arrivando infine a affermare che ''dare al contenuto sentimentale la forma artistica è dargli assieme l'impronta della totalità, l'afflato cosmico'', quindi un valore morale. L'artista è colui che ha un'intuizione di tale intensità da farsi contemporaneamente espressione adeguata, e se questo non accade vuol dire che non è arte perché l'intuizione non ne ha la forza espressiva. Per questo la sua logica fu sempre distante da criteri scientifici e razionali e su questo si scontrò con matematici e fisici che ritenevano parte della cultura filosofica le loro ricerche. Le sue riletture critiche, fatto salvo sue idiosincrasie per certo Pascoli o Leopardi, per fare due nomi, sono comunque un momento fondamentale di interpretazione della nostra letteratura, a cominciare dalla ''Divina commedia'', discutibile per molti aspetti ma indubbiamente nuova e moderna. I suoi saggi le sue raccolte su ''Poeti e scrittori d'Italia'' o i sei volumi della sua ''Letteratura della nuova Italia'' ne sono la testimonianza. Ricostruire la sua eredità filosofica significa riappropriarsi di un pensiero che sorprende per la sua attualità, e che rappresenta una risorsa ancora valida per affrontare le grandi questioni politiche e sociali del presente Nasce oggi Carlo Goldoni nato il 25 febbraio del 1707 a Venezia. Grande commediografo, attuò la sua ‘riforma’ sostituendo la commedia scritta a quella a ‘soggetto’ (commedia dell’arte) e mettendo in scena personaggi ‘reali’, ma la sua originalità va vista nella complessa mediazione fra ‘mondo’ e ‘teatro’, nell’invenzione di un linguaggio articolato e nella moderna assimilazione di ideali illuministici. Ha scritto: “Il mondo è proprio un bel libro, ma poco serve a chi non lo sa leggere.”