"L'albero della fortuna" e le magie di Carmine Abate

L'ultimo romanzo dello scrittore calabrese, edito da Aboca e presentato alla libreria Libraccio Ibs, racconta la toccante storia di un bambino, del suo fico, della fatica dei nostri emigranti, del legame con la propria terra e della forza che nasce dalla natura

Carmine Abate

Carmine Abate

Firenze, 19 novembre 2019 - Occhi così profondi che si mangiano il mondo. Sono quelli di Carminú, un bambino che della sua Calabria rammenterà tutto: i colori, i profumi, ma soprattutto il sapore dei bottafichi, una varietà di fichi di cui è particolarmente ghiotto e che  diventano una metafora della vita, della forza che viene dalla terra, della generosità della natura. Dei valori per cui lottare. Carmine Abate, scrittore sopraffino che in quella  Calabria è nato,  torna con un nuovo romanzo in quegli stessi luoghi che sono stati lo scenario di altri suoi successi letterari, fra cui La collina del vento (Premio Campielllo nel 2012) e Le rughe  del sorriso. 

Per Aboca ha scritto ora «L’albero della fortuna» ( presentato domenica alla Libreria Libraccio Ibs di Firenze), all’interno di una collana, “Il bosco degli scrittori”, dedicata a romanzi che prendono spunto proprio da una pianta, in modo che sia almeno comprimaria all’interno della storia.  E certo lo è il fico di Carminù, che  aspetta  ogni estate il tempo dei bottafichi, da contendersi con  le “grisce”, ossia  le ghiandaie, più svelte e più  ingegnose degli umani.

Continuamente in punta di piedi  sul crinale dell’autobiografia e dei ricordi personali, Carmine Abate ci riporta all’epoca dei nostri migranti, di quelli che se ne andarono in Germania e di coloro che attraversarono l’oceano, verso la «Merica Bona », oppure l’Argentina. Come aveva  fatto il vecchio “nuni Argentì”,  che nel suo  paese di Spillace in provincia di Crotone,  torna  a morire. Ma prima di andarsene farà in tempo ha trasmettere  a Carminù la capacità di guardare e ascoltare il mondo con gli occhi del cuore e della mente. E a spiegare perché quel fico, così caro a tutti i compaesani, è chiamato l’albero della fortuna. «E’ grazie ai fichi se non sono morte intere generazioni di faticatori», spiega Argentì all’incredulo ragazzino. Ma anche perchè, «se tu ci credi fermamente  che il fico è l’albero della fortuna, la fortuna ti assiste davvero».

Abate ci regala un romanzo di formazione ambientato in un Meridione dal sapore antico, tra la pasta al forno della mamma, gli amici,  i capelli biondi di Rosalba e l’ammirazione sconfinata per il  padre. Ma più che uno sguardo verso il passato ci dona un  bouquet di  valori da tenersi accanto nel presente. Come farà Carminù, preparandosi ad affrontare le prove  della maturità, prendendo forza dal  suo fico e dalla sua terra.  

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