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Cultura e spettacoli

Placido ricorda Albertazzi: "Ho imparato da lui"

I luoghi del tempo. L’attore e regista protagonista sabato della rassegna

Michele Placido sarà protagonista di un recital dedicato a Giorgio Albertazzi

Michele Placido sarà protagonista di un recital dedicato a Giorgio Albertazzi

Firenze, 14 giugno 2019 -  «Il mio recital? Sarà di sicuro alla maniera di Giorgio, questo voglio fare. Non ho ancora pensato a un vero e proprio copione, diciamo che non ne ho bisogno nè ci voglio pensare adesso. Sul palcoscenico andrò a braccia. E ripercorrerò il suo lavoro che si è incrociato per fortuna con il mio». Michele Placido sarà protagonista di un bel progetto ideato da Pia Tolomei di Lippa, moglie e musa ispiratrice di Giorgio Albertazzi per la rassegna I Luoghi del Tempo organizzata da Lorenzo Luzzetti del teatro Puccini, a Sticciano Scalo il 15 giugno alle 20.30 alla Pescaia Tolomei.

Placido, quanto ha influito nell’arte di Albertazzi la sua la fiorentinità?

«Direi che è stata basilare: di sicuro è finita in una grande amarezza. Perchè Firenze gli ha dato poco per quel che Giorgio Albertazzi ha dato all’Italia. Per tanti artisti e per me, meridionale e autodidatta, lui è stato un maestro unico. Mi ha insegnato molto e dato molto: è stato generoso nel proporre negli ultimi anni, serate insieme dove mi ha illuminato sulle figure di Dante, Leopardi, D’Annunzio. Nessuno le aveva capite come lui».

La prima cosa che ricorda di Albertazzi?

«Pochi attori sanno percorrere quel viaggio all’interno dei versi dei grandi del pensiero mondiale, come ha saputo fare lui. Albertazzi sapeva dire la poetica come nessun altro. Gli ho voluto bene e durante serate insieme abbiamo parlato spesso del senso delle cose, delle parole, della vita».

Come approfondiva?

«Giorgio ha fatto un lavoro raro in una carriera di attore: di sicuro era un maestro inimitabile, fra i grandi della prosa, del teatro e del pensiero. Era un attore colto: su questo non ci sono dubbi».

Placido cosa ricorderà in scena?

«La sua conoscenza umanistica sui grandi scrittori della cultura omnia, che non hanno avuto altri maestri che la loro sapienza, la conoscenza vera e approfondita degli autori e dei letterati del mondo. Era un maestro dell’Umanesimo e del Rinascimento. Peccato che la sua città non l’abbia ancora capito».

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