di Lisa Ciardi
Era gennaio 2021 quando il cedimento di una porzione di scarpata della Fi-Pi-Li mandò nel caos la superstrada e bloccò via di Carcheri, una strada di campagna tanto piccola quanto strategica per i residenti delle colline di Lastra a Signa. E se il ripristino della Firenze-Pisa-Livorno non è stato semplice, né breve, per via di Carcheri è andata ancora peggio.
A oggi infatti la strada è chiusa al traffico, fra la rabbia dei residenti. Proprio loro, insieme ai rappresentanti del Comitato collinare di Lastra a Signa, hanno incontrato nei giorni scorsi la Città Metropolitana, competente sull’arteria, e l’amministrazione comunale. "Purtroppo abbiamo appreso di un nuovo slittamento – spiega Saul Rinaldi, presidente del Comitato – dopo che da più di 15 mesi leggiamo comunicati che annunciano la prossima riapertura della strada. Ringraziamo il sindaco di Lastra a Signa, l’architetto Riccardo Maurri della Città Metropolitana di Firenze e gli ingegneri che stanno seguendo i lavori, per il tempo che hanno dedicato al confronto con i residenti di zona, ma ci saremmo aspettati una data certa e non un ulteriore rinvio che ha portato a rammarico e malcontento".
A far allungare i tempi, il delicato assetto della scarpata che sarebbe emerso dai primi sopralluoghi, complicando gli interventi da fare. "Purtroppo anche i lavori per migliorare la viabilità alternativa finanziati dalla Regione Toscana ancora non sono iniziati – prosegue Dimitri Bardi - e le persone continuano a sostenere i disagi causati da strade colabrodo. Di solito quando una strada è chiusa si crea una viabilità alternativa: in questo caso non la abbiamo".
"È mancata la chiarezza – dice Tommaso Boretti – benché dal giorno stesso della frana fosse evidente che la sistemazione sarebbe stata difficile. Invece siamo andati avanti ad annunci: a ottobre la Città Metropolitana aveva assicurato che la strada sarebbe stata riaperta per gennaio. Siamo a maggio e non abbiamo una data certa". "Un problema a parte riguarda il verde che si trovava sulla scarpata – spiega Paolo Canali – e che è stato eliminato per fare spazio ai cantieri. Abbiamo chiesto il ripristino e c’è stato risposto che non è possibile: verranno messi solo dei cespugli, ma questi hanno molta meno efficacia per proteggere le case dall’inquinamento. Stiamo valutando di ricorrere alle vie legali".
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