Sappiamo bene che tutto è interconnesso e che solo insieme possiamo operare i grandi cambiamenti di cui la società ha bisogno, compreso il mondo del lavoro. Ma sappiamo anche che ciascuno è chiamato a fare quanto è nelle proprie possibilità, rieducandosi al valore dei piccoli passi, prestando attenzione alla qualità delle cose che si fanno e affrontando i problemi con le motivazioni, la serietà e la competenza necessarie.
Il lavoro è una realtà sempre più complessa e in rapido mutamento. È necessario integrare la dimensione economica con quella sociale e antropologica, per non ridurre l’integralità dell’esperienza lavorativa ad occupazione, per rivisitare il senso stesso del lavoro, nella vita personale e sociale, e per valorizzare il lavoro e togliere alla rendita una centralità impropria e nociva. Fra le varie questioni va affrontata con determinazione quella legata al mondo giovanile. Occorre domandarsi, ad esempio, su quanto e come la nostra società, le nostre istituzioni, le nostre comunità investono per dare prospettive di presente e di futuro ai giovani e su come ci si pone di fronte al preoccupante numero di giovani che non studiano né lavorano, quelli che finiscono nelle reti della criminalità, del gioco d’azzardo, del lavoro nero e sfruttato, della droga e dell’alcolismo, come rileva il Messaggio Cei per il Primo Maggio 2023.
Ed è proprio al rapporto tra giovani e lavoro che l’Ufficio problemi sociali e lavoro della Diocesi, intende richiamare l’attenzione in questo Primo Maggio e con una specifica iniziativa di approfondimento, promossa in sinergia con il Centro diocesano di Pastorale Giovanile e Giovani Sì della Regione Toscana, per giovedì 11 maggio, alle 17, nella Sala Pegaso della Giunta Regionale. In questo tempo sinodale che come Chiesa stiamo vivendo, riteniamo necessario e urgente riflettere insieme ai giovani. Sono indispensabili visioni, interazioni e protagonismi nuovi per riflettere più adeguatamente sulle trasformazioni in atto, affinché le nostre letture e i nostri interventi non siano sempre un passo indietro alla realtà. Visioni e interazioni nuove sono pure indispensabili per creare una responsabile e proficua alleanza intergenerazionale e promuovere anche nel mondo del lavoro il primato della persona e del bene comune.
*Direttore dell’Ufficio problemi sociali e del lavoro della Diocesi di Firenze